L’Ispettore Gregorio Esposito è tornato. Gerri per i colleghi.
Personaggio singolare, per il suo stile di vita , i suoi rapporti con le persone, per tutto il suo modo di essere . Queste poche righe già possono rendere un’idea di lui, ma è leggendo le storie che si conosce meglio l’uomo.
“Era quello la sua forza, quello che lo rendeva diverso dagli altri: era il fatto di vivere ogni caso come se fosse la sua vita, ed era proprio l’assenza di una vita a permetterglielo, e allo stesso tempo il motivo per cui non ne aveva una e mai l’avrebbe avuta, probabilmente. E poi alla fine si sentiva come morto, svuotato, a tornare in quella casa spettrale che, diceva Sara, sembrava un obitorio”.
Un personaggio dalla vita tormentata, ma proprio per questo, ai miei occhi ,più intrigante di altri poliziotti piatti e banali, che troviamo nella letteratura gialla in buon numero.
Lo avevamo conosciuto nel primo romanzo che lo vedeva protagonista, “I figli sono pezzi di cuore”; ora si aggiungono al mosaico altri tasselli di Gerri.
La storia.
Gerri Esposito, convalescente dopo avere rischiato di morire per mano di un serial killer ( vedi precedente romanzo) e sempre in preda ai suoi fantasmi di un passato difficile ( le sue origini misteriose, l‘infanzia da orfano seguito da un prete e da una suora laica) si trova ad indagare su un fatto terribile: lo scheletro di un bambino trovato vicino al santuario di san Michele, a Monte Sant’Angelo, in Puglia. Ci sono alcuni particolari inquietanti che mettono gli inquirenti in allarme; non tanto il fatto che le caratteristiche non rispondano ad alcuna denuncia di scomparsa – può accadere -quanto dei segni incisi sul teschio, quasi delle lettere..O delle rune.E poi c’è un foro, in mezzo al cranio.
Quando le indagini arrivano ad un punto morto, Gerri si rivolge ad una specie di strega, nota per le sue capacità divinatorie, con molta diffidenza, ma rimane sconvolto quando la donna con sicurezza gli dice:”Avit da uardà nta lli grott…..L grott so l port d l Infern”. E fa altre rivelazioni significative. La grotta esiste veramente, e lì la prima scoperta: un’incisione –una scritta – che corrisponde ai segni incisi sul cranio dello scheletro!
Nel frattempo un altro bambino scompare vicino al santuario e al lettore il seguito, e le mille scoperte.
Che dire? Io mi sono gustata questo bel romanzo dell’inizio alla fine, per almeno due motivi.
Il primo è la trama gialla, angosciosa – le storie coi bambini scomparsi per me lo sono sempre – ma avvincente nello stesso tempo; incalzante al punto giusto, con momenti di grandissima suspence, specie verso la fine quando i giochi si fanno duri. C’è un momento, vissuto dal nostro poliziotto nei sotterranei del santuario, veramente da cardiopalma!
Il secondo è la caratterizzazione dei personaggi, in special modo di Gerri Esposito, che ci trasmette , quasi, i suoi tormenti e che si rivela a noi a poco a poco, ma mai del tutto. Resta sempre di lui una parte oscura, inquietante. I suoi trascorsi privati tornano in superficie ad ogni minima occasione; le sue storie con le donne lo lasciano ogni volta infelice ed insoddisfatto, a chiedersi dove abbia sbagliato e perché.
I ricordi legati al suo passato, che torna a galla grazie alle rivelazioni di Giovanna, matura collega mandata da Roma per collaborare nelle indagini, lo tormentano più che mai e gli infondono la curiosità, il bisogno di colmare dei vuoti della sua vita. Un uomo senza un luogo che lo faccia “ stare bene”; senza una donna che lo faccia finalmente sentire appagato e sereno.
Bel personaggio, questo “costruito” dalla Lepore. Diverso, ripeto, e decisamente interessante. Aspettiamo la sua prossima avventura.