Latmosfera è cupa, soffocante, inturgidita da personaggi vitali ma algidi, impenetrabili. Gli eventi incalzano, inquietano. La soluzione dai toni gialli sembra quasi un rimedio al male esplorato in un excursus narrativi vischioso, di per sé assai originale nel nostro panorama letterario. Sonno di Roberto Tiraboschi (e/o, pp. 319, 18) è un romanzo ansiogeno di eccellente consistenza. Buzzati e Landolfi, ma anche le emozioni serpeggianti dei mistery classici o le diaboliche perversioni dei thriller cinematografici anni 70, costituiscono la nervatura di una vicenda parossistica, che vede il protagonista il geologo Greggio Moranti vittima di uninsonnia incurabile dopo la tragica morte per annegamento della giovane compagna Eleonora, in attesa di un figlio. La cura dei suoi affanni presso la Dimora del Sonno eremitico incubatoio del mal di vivere relegato tra le rocce dellalta Italia si rivela un tuffo nel disagio più estremo. Contornato da personaggi inquietanti e subdoli il cognato obeso Cosma, gli assurdi ospiti della clinica e il direttore, lenigmatico dottor Celionati Morganti entra in contatto con i più segreti recessi della sua psiche, in una serie di sedute terapeutiche in grado allapparenza di creargli ulteriori dubbi sulla morte di Eleonora. Solo attraverso la pratica del «sogno lucido», Moranti riuscirà a delineare i contorni di se stesso e del proprio passato, dopo aver superato un inferno di esperienze atroci, sempre in bilico tra realtà e follia, con atmosfere burrascose che farebbero gola al Dario argento più esasperato. Più che un noir dautore, un romanzo denso, ammaliante, un viaggio nel profondo di due oscure province: quella italiana e quella di ogni appartata coscienza individuale.