ALL’INIZIO sembra quello che non è: un romanzo incentrato su una piccola rivolta degli anni Settanta avvenuta all’Isola del Giglio. Accadde quarant’anni fa, il 27 Agosto 1976 la Corte d’Appello di Catanzaro decise la scarcerazione per decorrenza dei termini di Giovanni Ventura e Franco Freda, imputati per la strage di Piazza Fontana e dispose che i due venissero assegnati al soggiorno obbligato nell’Isola del Giglio. Gli abitanti scesero in piazza, un gruppo bloccò anche i collegamenti dei traghetti. Anche alla fine il romanzo sembra quello che non è approdando a un altro passaggio della Storia, il naufragio della Costa Concordia. In mezzo a questi due poli c’è il fluire delle vite, con emozioni, rabbie e delusioni. *TPMFNJOPSJ di Lorenza Pieri (una carriera nell’editoria, ha lavorato per Einaudi e per Minimum Fax) pubblicato con e/o edizioni, comincia da quei ricordi seppiati degli anni Settanta e dall’io narrante di Teresa bambina. Ma quei giorni di vento e proteste sull’isola toscana sono soltanto un frammento pescato nel cesto dei ricordi, l’introduzione al grande affresco che è al centro del romanzo e che riguarda il tema del crescere su un’isola, amarla, odiarla, lasciarla e tornare in qualche modo, fisicamente o anche soltanto attraverso i pensieri, mille volte a quegli scogli difficili, alle asprezze di chi la abita. La domanda è: si può davvero lasciare la propria isola? Ci si separa mai da lei?
È Teresa che racconta la sua infanzia e poi l’adolescenza e il resto della sua vita il raggio che illumina e allarga l’orizzonte al lettore. È la più piccola della famiglia e sembra essere anche la più fragile rispetto a Caterina, la sorella maggiore che come spesso avviene con le sorelle maggiori, si fa amare e detestare.
Sono lì insieme, a vivere quell’infanzia quando Freda e Ventura sbarcano sull’isola e seguono la vicenda come un’avventura con mille paure. Sono lì anche quando la madre, la Rossa, come la chiamano tutti per via della sua fede nel comunismo, scopre il tradimento del marito e la famiglia comincia a perdere dei pezzi.«Chi lo dice che si cresce senza accorgersene? Che il processo è invisibile e a un certo punto ti ritrovi diverso?» si chiede in un passo la protagonista che si trova a fare i conti prima con la sorella che va a studiare al collegio di Poggio Imperiale a Firenze e poi con altri addii all’isola. E poi anche con i ritorni: «Negli ultimi anni tornare al Giglio ad agosto equivaleva a scoprire un tradimento. E per quanto mi sforzassi di perdonare tutto questo niente era più come prima... L’isola d’estate diventava il regno del disamore».
La vicenda di Freda e Ventura (loro assolti per insufficienza di prove per la strage) si ripresenta come un fantasma sull’isola diversi anni più tardi quando vengono condannati alcuni dei dimostranti scesi in piazza: sono tutti comunisti o socialisti, nessun democristiano. Tra questi ci saranno proprio i genitori di Teresa.