Oggi vi voglio parlare di un libro che ho trovato profondo e dai risvolti complicati, uno di quei romanzi in cui non bisogna fermarsi alle apparenze e sospendere il giudizio nei confronti della protagonista. In "Vi scrivo dal buio" di Jean - Luc Seigle Edizioni E/O ci parla una donna realmente esistita.
Iniziamo proprio da quelle apparenze sulle quali non dobbiamo soffermarci. Pauline Dubuisson ha ucciso con una pistola il suo ex fidanzato nel 1953, a soli ventitré anni. Condannata a morte, la pena è stata trasformata in un lungo periodo di prigionia, ridotto per buona condotta a nove anni. Prima di essere un'assassina Pauline era stata accusata di aver fraternizzato con il nemico durante la seconda guerra mondiale, intrattenendo una relazione con un medico tedesco. Prima ancora era conosciuta nella sua città, Dunquerke, come una poco di buona, una ragazzina facile in cerca di amore facile al porto, dietro alle bettole o al parco.
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Seigle riprende la sua storia dopo la pena, quando Pauline fuggendo dalla Francia, disgustata da se stessa e da quel paese che la ha marchiata, cerca di rinascere in Marocco. Qui incontra Jean, un uomo che la ama ma che non sa chi è davvero. Adesso si chiama Andrée Dubuisson. Quando Jean le chiede di sposarlo, Seigle immagina che lei senta la necessità di mettere nero su bianco la sua storia, la sua vita, le sue motivazioni.
Ed ecco che il lettore viene messo al corrente dei fatti terribili accaduti a Pauline, dalla morte di due suoi fratelli maggiori in guerra, alla crisi della madre che non trova più un posto all'interno della famiglia, nessuno più da nutrire. Per salvarla il padre in cui credeva ciecamente, sbagliando come si vedrà successivamente, la manda a fare l'infermiera in un ospedale in cui Pauline conoscerà il medico tedesco. Nel momento della Liberazione i partigiani la troveranno e le faranno pagare lo scotto del tradimento nella maniera più orrenda. Ed ecco che Pauline deve ricostruirsi di nuovo, cerca di frequentare la facoltà di medicina in cui incontrerà Felix, il suo amore. Ma anche lui le getterà in faccia il peggio, senza chiedere spiegazioni limitandosi a puntare il dito come del resto, successivamente, la giuria e i giudici.
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Una storia raccontata con uno stile più che magnetico, non si può fare a meno di leggere la storia di Pauline e sentire la sua realtà confrontata con ciò che dice la pubblica piazza, cercando di capire ed entrando in contatto con una donna che forse è stata giudicata duramente e ignorata nel momento del bisogno.
Credo che l'autore volesse riscattare la sua figura: si sente un sapore di rivincita nelle sue parole, ma non in un tono rabbioso piuttosto rassegnato, quel tono che usano le persone che non hanno proprio più nulla da perde, impossibile da non ascoltare o zittire.
I temi trattati sono vari e approfonditi soprattutto sul livello psicologico descrivendo, immagini, odori e emozioni che la protagonista prova e sente con tutta se stessa. Una persona che riconosce i suoi sbagli senza dimenticarsi i danni che ha subìto e che l'hanno cambiata profondamente causandole una morte interiore in un corpo vivo, insensibile al calore, al freddo, all'amore, alla tristezza. Questo è un libro che pone delle domande, richiede un'attenzione attiva da parte del lettore che si schiererà da una parte o dall'altra, dovrà decidere se credere nelle parole di Pauline (come ho fatto io) oppure attribuirle il giudizio che nessuno nella sua breve vita le ha risparmiato. Questo è un libro che grida e si dibatte sui pregiudizi rivolti verso le donne, invoca giustizia verso di loro, verso l'asse che le tiene relegate in un perbenismo falso e immorale.
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Consiglio questo romanzo sopratutto a un pubblico femminile, anche se pensandoci bene una lettura a qualche maschietto non farebbe per nulla male. Vi incanterete leggendo la triste storia di Pauline Dubuisson.
COPERTINA 7 | STILE 8,5 | STORIA 8,5