Quante, troppe suggestioni ho trovato in “Bussola”, il lunghissimo romanzo/saggio con il quale nel 2015 lo scrittore Mathias Enard, storico dell’arte, traduttore e arabista, ha vinto, meritatamente, il prestigioso premio Goncourt.
Il narratore protagonista di questo affascinante viaggio nella cultura, nella musica, nella poesia, nella narrativa, nella filosofia, nell’archeologia, nella filologia, a cavallo tra Oriente e Occidente, è il professore musicista Franz Ritter, che vive a Vienna, sua città natale, e scopre di essere seriamente ammalato; l’insonnia procuratagli dalla consapevolezza della sua probabile fine imminente, gli permette di passare una intera nottata a ripercorrere le tappe importanti di una vita piena di viaggi, di studi, di curiosità, di incontri, di acquisti, di scoperte, ma soprattutto d’amore sconfinato per una donna bellissima e sempre sognata, ma mai realmente posseduta, Sarah, una parigina di origine ebrea, dai capelli rosso fiammeggiante, dalla pelle diafana, una studiosa dell’Oriente coraggiosa, intelligente, pronta a gettarsi in spericolate avventure, sfuggente, appassionata, irraggiungibile.
Per oltre 400 pagine Franz ci accompagna nei suoi ricordi, nelle sue ricerche, nella sua straordinaria avventura culturale, nei suoi viaggi esotici, nei suoi originali incontri con altre e diverse culture. Vienna, Parigi, la Spagna sono l’Europa che ha avuto da sempre rapporti intensi con l’Oriente, che qui viene raccontato per esteso attraverso i percorsi che hanno portato Franz ad inseguire Sarah, in Iran, in Siria, in Egitto, nelle città, nei deserti, nelle isole sperdute, in un Oriente mai turistico, gonfio di storie, di tradizioni, di contrasti, troppo spesso in conflitto con gli orientalisti europei, vissuti frequentemente come retaggio del colonialismo ottocentesco.
Impossibile riassumere le vicende che “Bussola” racconta, avanti e indietro nel tempo, a seconda delle impressioni e della sensibilità del narratore. La rivoluzione iraniana, dalla caduta dello Shah Reza Phalavi all’avvento della Repubblica islamica di Khomeini, ha un grande spazio nella narrazione: Teheran, la sua libertà di costumi e ricchezza di consumi prima, e poi l’avvento dei guardiani della Rivoluzione, la persecuzione degli intellettuali, la sparizione degli studiosi occidentali, sono storie vicine ai nostri giorni; così anche il rimpianto della Siria prima della attuale tragedia politico-culturale; le città di Aleppo e Damasco, i loro alberghi celebri, le moschee, i suk, gli odori, i colori, la ricchezza di un’arte grandiosa che gli archeologi europei avevano scoperto e trattato con grande delicatezza e amore, e che ora viene distrutta sistematicamente dal piccone dei barbuti militanti dell’Isis.
Grande protagonista della narrazione è la musica, le suggestioni d’Oriente che la musica europea ha recepito, le contaminazioni, i rimandi dei suoni e delle atmosfere che i nostri grandi musicisti hanno vissuto: lungo l’elenco di nomi grandissimi che ricorrono nel testo, da Mozart a Beethoven, da Schumann a Chopin, e poi Bizet, Massenet, Scarlatti, Schubert, Lizst, Bartòk, Debussy, Verdi, Wagner, ognuno descritto con un aneddoto, una reminiscenza, uno spunto di riflessione; e poi gli scrittori e i poeti, tanti, tutti fondamentali nella testa del narratore e nella storia della cultura: ecco sfilare Goethe e Thomas Mann, Rimbaud e Verlaine, Proust, Hesse, Heine, Kafka, Balzac, Pessoa, Musil... Libri famosi, come “Danubio” di Claudio Magris, insieme a Verdi, Donizetti, e Rossini, uno dei pochi italiani citati, personaggi mitici come Lawrence d’Arabia, Annemarie Schwarzenbach; “topoi” della cultura al confine tra Oriente e Occidente, come la zingara, il consumo smodato di oppio, la tubercolosi, l’accoglienza generosa dei beduini nel deserto.
Se amate i viaggi, l’archeologia, le contaminazioni, il meticciato culturale, la musica nelle forme più raffinate, i letterati che hanno fatto grande non solo l’Europa, se siete appassionati di Vienna, centro della cultura mitteleuropea e porta per l’Oriente, se vi piace tornare con il pensiero al cimitero parigino di Père Lachaise, dove riposano i grandi che hanno coltivato l’amore per l’altro da sé, se volete ripercorrere tutta la storia, dal Settecento ad oggi, con una “Bussola” che segna sempre l’Est, con lo spirito di un grande viaggiatore e di un uomo di straordinaria memoria ed erudizione, leggete con calma, assaporandone ogni pagina, forse saltandone qualcuna quando l’argomento diventa troppo specialistico, questo romanzo d’amore per una donna, per il sapere, per la complessità della vita spirituale, per la conoscenza e per l’arte in tutte le sue forme, a Parigi come al Cairo, a Palmira come a Esfahan, a Teheran come a Vienna, a Lipsia come a Weimar, a Istanbul come a Berlino.