RACCONTA la mala società e indica con umorismo una via d’uscita. C’è una giovane donna non vedente che inconsapevolmente si fa demiurgo di una trasformazione che salva un pezzo di città dagli effetti devastanti del profitto più spregiudicato e della corruzione. Il peggio della realtà che s’incrocia con il comico e con il tragico, mentre un vento di vita offre un sentiero d’uscita a chi sa coglierlo, fino a realizzare l’impossibile. Denuncia il cinismo metropolitano La grazia del demolitore (edizioni e/o) il nuovo libro di Fabio Bartolomei, già autore del bestseller Giulia 1300 e altri miracoli da cui è stato tratto il film Noi e la Giulia. Un romanzo che è una fotografia contemporanea, un inno alla resistenza e all’ottimismo, e che esorta a non arrendersi. Perché se “i potenti e gli emarginati raramente s’incontrano, quando accade, l’imprevisto è assicurato”.
Davide è il figlio di uno spietato palazzinaro che, a colpi di intrighi e mazzette, deturpa da anni la Capitale. Sulle orme del padre, il ragazzo si prepara a demolire una palazzina popolare per sostituirla con un complesso di villette ad alto reddito. L’unica inquilina rimasta nell’immobile è Ursula, una ragazza cieca che vive con un cane malandato, e che non potrebbe mai fare a meno del quartiere. Davide è bello, ricco, vitellone gaudente, attorniato da amici perdigiorno come lui, mentre Ursula è tutt’altro che avvenente, non ci vede ed è povera. Ma tutti possono avere un’altra occasione e, nella città preda di corruzione e indifferenza Davide, grazie a un incontro casuale con Ursula, smentisce le aspettative paterne e passa dall’altra parte. Intreccia con lei una relazione delicata e quasi intima, che finisce per sparigliare le carte. Tanto che, con lui, perfino i ladri del quartiere si convertono alla normalità.
Bartolomei costruisce una commedia della realtà e la narra con leggerezza e ironia in un “rilascio spontaneo di persone, vicende, ottiche, frustrazioni, un po’ di rabbia” che nulla toglie alla drammaticità dei fatti. Mentre usa il racconto dei piccoli miracoli che accadono ogni giorno per riscattarne gli aspetti oscuri. "Mi interessano i problemi della società di cui, nella vita reale, rischio di non vedere la soluzione", dice. “Quelli che sembrano irrimediabili, così diffusi da generare abitudine. Io non mi abituo e allora cerco stratagemmi che poi affido a personaggi improbabili, forti solo delle proprie debolezze”.
Palazzinari e giovani riccastri senza scrupoli. Quale Roma ha scelto di raccontare?
La Roma, anzi l’Italia, in cui ancora accadono piccoli miracoli. In cui i potenti e gli emarginati raramente s’incontrano ma, quando accade, l’imprevisto è assicurato. L’innesco della storia è legato alle sorti di una vecchia palazzina popolare che, con un giro di favori e false certificazioni, sta per essere abbattuta per fare posto a uno squallido condominio con appartamenti di lusso. Una storia comune, una delle tante che hanno generato il degrado e l’impoverimento delle nostre città. Tra i due protagonisti, Davide, figlio di un ricchissimo e spietato costruttore con l’incarico di demolire la palazzina e Ursula, una ragazza cieca ultima inquilina rimasta nell’edificio, lo scontro si trasformerà in breve in un incontro atipico e colmo di conseguenze. Quando i fronti si mescoleranno e a fronteggiarsi non saranno più i poveri da una parte e i potenti dall’altra, a uscirne in qualche modo vittoriosi saranno i personaggi che incarnano quella parte della società, numericamente non molto consistente ma battagliera, che non si arrende, che trova la forza di difendere ciò che ama.
Ma la protagonista riesce a spezzare il sortilegio...
Ci riesce senza neanche accorgersene. Ursula è il personaggio più fragile, è impossibilitata non solo a organizzare ma anche solo a immaginare una strenua difesa della palazzina. Eppure, inconsapevolmente, agisce come un’orchestratrice passiva, capace di modificare le sorti della sua vita e di quella degli altri semplicemente con il suo modo di essere. Sarà proprio un contatto fortuito e molto intimo con la quotidianità di questa ragazza cieca ad aprire un inaspettato spiraglio nella dorata ma insoddisfacente vita di Davide. Da questo spiraglio nascerà un progetto, una guerra silenziosa condotta a insaputa di Ursula, che per essere portato a termine non potrà più contare su politici compiacenti e amministratori corrotti, ma solo su alcuni piccoli criminali del posto che in fondo, proprio come lui, non aspettano che un’alternativa. E quando questa arriverà si dimostreranno pronti a tutto. Anche a improvvisarsi muratori.
I suoi libri si leggono con il sorriso, ma i contenuti rispecchiano la nostra realtà peggiore. Come sceglie trame e narrazione?
La peggiore realtà è quella che mette davvero alla prova le persone e mi dà la possibilità di esprimerne meglio l’umanità. Debolezze da vincere, emarginazione da riscattare, scelte importanti non rimandabili. L’umorismo è sempre dietro l’angolo per il semplice motivo che cerco di affrontare ogni storia con più punti di vista. Lo faccio per completezza, per sfida e per aderenza alla realtà che spesso si diverte a incrociare comico e tragico. La trama è il viaggio dei personaggi da una condizione all’altra. Per Davide, ad esempio, è il percorso che, da cinico demolitore, lo porterà a diventare costruttore di sorprese, di bellezza, di una vita migliore per sé e per Ursula. In generale poi, lo spunto iniziale viene fuori da ciò che accumulo giorno dopo giorno. Un rilascio spontaneo di persone, vicende, ottiche, frustrazioni, un po’ di rabbia. Mi interessano i problemi della società di cui, nella vita reale, rischio di non vedere la soluzione. Quelli che sembrano irrimediabili, così diffusi da generare abitudine. Io non mi abituo e allora cerco stratagemmi che poi affido a personaggi improbabili, forti solo delle proprie debolezze. Il resto, narrazione compresa, viene (più o meno) da sé.