Eccoci qua. Domani esce Le cento vite di Nemesio per la casa editrice e/o (“Quella di Elena Ferrante,” com’è ormai comodo dire al biscugino per chiarire). Che cos’è questo libro, dunque, a parte ogni momento libero degli ultimi anni? Di tanto in tanto qualche amico, per colmare il momento di stanca alla terza birra media, mi chiedeva di che trattava il romanzo. Rispondevo cose evasive, del tipo: “È una storia, capisci?, una bella storia”, “Bah, è una grande avventura”, “Sì, un’avventura”, “Piuttosto ampia”, “Una storia, sai, con dei personaggi”, a volte ricorrevo perfino all’orrendo “È una storiona” (che sembra la femmina di un volatile). Insomma, qualsiasi giro di parole utile a chiarire in tono vagamente querulo: “Te lo giuro, non è la solita pippa intellettualoide per addetti ai lavori”. E in effetti non sapevo bene come giustificare questa scorribanda lungo il Novecento, se non con il detestato ricorso alla bontà delle storie e della narrazione. La trama si fa da sé, i personaggi fanno quello che vogliono, e altre scemenze. Balle, si fa una gran fatica, ma è stato singolare scriverlo, vederlo crescere, fare la pipì dappertutto, volerlo strozzare, volergli molto bene. Ad ogni modo è effettivamente una grande avventura (cinquecento pagine, chiedo scusa fin da ora), racconta di un padre ingombrante e di un figlio remissivo. Il primo – centenario – è stato un grande pittore del secolo scorso; il secondo – trentenne – lavora come maschera in un museo: nel corso di una settimana e di un secolo, il figlio rivivrà le cento vite del padre in una serie di situazioni picaresche che lo porteranno a… Niente, sto già scimmiottando i finti blurb e le quarte di copertina (quella di Nemesio è qua; nella cartella stampa si raccontava di un “grande romanzo, italiano e postmoderno”: riguardo a grande e postmoderno non metto la mano sul fuoco, ma di sicuro è italiano). Dicevo, è una storia lunga. Ci sono Billy Wilder, una mondina attraente, Filippo Tommaso Marinetti, un bambino che non cresce, un partigiano che non ricorda, diverse iniziazioni, una poetessa greca di nome Marakela, un cimitero di materassi, qualche guerra, parecchie situazioni ridicole, un secolo. Una bella avventura. Un’avventura, sì. Sì, guarda: è proprio una storiona.
Spero che ti diverta.