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Questo romanzo è più ambizioso, più erudito e più riuscito di molti altri libri di questo periodo. Il tema del libro si potrebbe riassumere così: cos'è l'Orientalismo? Una nozione puramente intellettuale, un'invenzione dell'Occidente? E d'altronde, dove comincia l'Oriente? A Vienna? E quali sono i suoi confini? Sono le domande che ossessionano il narratore, un giovane musicologo austriaco di nome Franz Ritter. Lo ossessionano al punto da non farlo dormire. Bussola è il racconto di un'insonnia che dura dalle undici e dieci fino alle sei del mattino. Ricordi e idee si mescolano alle preoccupazioni banali che nascono mentre il narratore cerca di prendere sonno. La musica e l'oriente sono i due poli magnetici della vita di Ritter. Passa l'ombra di una giovane universitaria di nome Sarah, che lo ha spesso accompagnato nelle sue peregrinazioni. La loro relazione è nata da discussioni intellettuali, prima di diventare più carnale che mai. La divagazione notturna riporta Ritter a Palmira, dove ha dormito sotto il cielo stellato davanti a rovine magnifiche ad Aleppo, la città in cui la scrittrice svizzera Anne-Marie Schwarzenbach pernottava all'hotel Baron. Istanbul gli risveglia ricordi di vagabondaggio, da Cihangir a Haskoy. Usando la sua memoria smisurata, Ritter tira fuori il meglio di tutti quelli che negli ultimi duecento anni hanno compiuto il viaggio verso oriente, magari restando nella loro stanza. Heinrich Heine, Richard Wagner, Georges Bizet, Honoré de Balzac, Franz Kafka. Fino a un certo Frédéric Lyautey, iranologo dei tempi della rivoluzione islamica, personaggio che ravviva l'ultima parte del romanzo. Enard disegna il suo libro con grande uso di arabeschi. Si mescolano aneddoti della vita universitaria, ricordi di lettura, sinistri echi contemporanei della Siria sotto la minaccia del gruppo Stato Islamico. L'esercizio è condotto in modo ammirevole, quasi perfetto, facendo sgorgare un racconto da corso impetuoso. E la bussola che dà il titolo al romanzo? È quella del musulmano, che indica la Mecca e si trova nelle camere d'albergo e nei tappeti da preghiera? O è quella di Franz Ritter, una cianfrusaglia comprata a Bonn, nella casa di Beethoven? Il narratore dice che funziona male: "disorienta", per la gioia del lettore.