"E' anche perché queste Olimpiadi non finissero come i Mondiali in Argentina del 1978, con i media che coprivano il caso dei desaparecidos, che è nato un libro come questo". Massimo Carlotto parla così di Giochi di ruolo al Maracanà, pubblicato da Edizioni E/O, progetto di narrativa che parte da una solida documentazione, sviluppato con Paolo Foschi, giornalista del Corriere dello Sport, esperto di temi sportivi legati al crimine. Il libro contiene nove racconti, firmati oltre che da Carlotto e Foschi, anche da Carlo Mazza, Luca Poldelmengo, Piergiorgio Pulixi, Roberto Ricciardi, Patrizia Rinaldi, Matteo Strukul e Massimo Torre. Nove racconti per altrettanti temi, che puntano il faro sullo scenario di degrado, sopraffazione, corruzione e affari sporchi che precedono e punteggiano le Olimpiadi, e andranno avanti ben oltre la conclusione dei Giochi. Ne abbiamo parlato con Carlotto e Pulixi, due delle firme di questo lavoro corale.
Massimo, perché un libro così duro contro il mito delle Olimpiadi?
Carlotto - "Perché noi che lo abbiamo scritto siamo tutti appassionati di sport, che resta un fatto fondamentale della nostra società. Lo sport è lotta, passione, andare oltre i propri limiti. E' progresso. Ma il silenzio su ciò che accade in Brasile è assordante. A cominciare dalla connessione tra le mafie italiane e i grossi affari in terra brasiliana. Favoriti dal nuovo quadro politico".
Cioè il dopo Dilma Roussef.
"Nel Paese è in atto a mio avviso un vero golpe politico che favorisce la destra e le oligarchie. Le stesse che non si fanno problemi a distruggere una favela per farci passare attraverso sette chilometri di strada, mandando via la gente che vive lì da sempre senza curarsi di dove finisca dopo aver perso tutto. Le stesse che certo non sono sdegnate dal macello perpetrato dalla polizia e dai corpi militari contro i bambini di strada, sbandati e pericolosi, una vergogna da non mostrare al resto del mondo. Poi c'è il tema, grave, dei giornalisti che queste cose le raccontano e per questo vengono ammazzati".
Cinque, nell'ultimo anno, in Brasile.
"Se lo sport è progresso, allora non si può accettare che un reporter che sta documentando fatti come quelli che ho citato venga assassinato perfino in diretta radiofonica, come è avvenuto. Criticare non è un fatto negativo. Se vogliamo che la magia dello sport resti viva, allora è necessario mostrare cosa sta distruggendo un fatto culturale così importante, trattato invece come spettacolo di cui non è possibile dire niente che non siano pareri divertiti ed entusiasti".
Piergiorgio, tra i temi scottanti del libro ci sono l'uccisione sistematica dei meninos de rua, e la lunga mano della 'Ndrangheta sui terreni più ambiti di Rio e dintorni.
Pulixi - "Le 'ndrine hanno lo sguardo lungo, hanno capito quanto fosse vantaggioso comprare i terreni, svalutati dalla paura della criminalità e dei piccoli traffici illeciti, su cui sorgono le favelas, per poi affidare a milizie armate lo sgombero forzato di quelle terre definite crackolandias e specularci su, con profitti enormi".
I diseredati brasiliani, dunque, quelli cresciuti nelle favelas che attorniano i grattacieli opulenti della metropoli carioca, poggiano i piedi su suolo nelle mani di criminali italiani.
"In molti casi è così. Mafiosi italiani agevolati dagli accordi con i racket locali, controllati da organizzazioni come Primeiro Comando da Capital. E ancora, nella serie di racconti di Giochi di ruolo al Maracanà si parla della tratta di prostitute che gravitano attorno ai Giochi, delle tecniche e dei percorsi che fa il doping evento dopo evento, fino a Rio 2016. Allo spettacolo pensa la tv, ma la realtà attorno non si può più tacere".