Senza volerlo, e senza pretendere tanto, a qualcuno capita d’incarnare lo Zeitgeist, lo spirito del proprio tempo. All’avvocato barese Filippo Salerno – di cui Angelo Angelastro ha raccolto anni fa le memorie – è toccato questo destino. Fascistissimo negli anni dell’Impero, capo ufficio stampa della Milizia a Tripoli, poi imprigionato da una camarilla ostile e infine antifascista, Salerno è un testimone perfetto. Registra l’uso dei gas da parte dell’esercito, è amico di fascistoni e alti ufficiali, frequenta i bordelli del posto, combatte le guerre straccione di chi vuol dare alle faccette nere un altro duce e un altro re, assume la difesa dei soldati che finiscono sotto processo e rischiano il giudizio di giudici militari di scuola orwelliana. Incarna lo spirito del proprio tempo sia per il fascino che il Dux esercita sui giovani italiani della sua generazione sia per il disprezzo e la vergogna con cui tutti se ne allontanano dopo le tempeste ormonali della giovinezza.