Con il simbolico titolo di Icaro (che vola in alto?), Deon Meyer, “il sudafricano re del crimine”, con l’intermediazione di e/o, ci consegna un nuovo grande romanzo (il quinto) di una serie dedicata al suo controverso eroe Bennie Griessel, capitano della Sezione Hawks (crimini violenti) di Città del Capo.
Serie che sa tratteggiare con lucida apertura e intelligenza il quadro di un paese multilingue e multiculturale, ancora alla ricerca di un equilibrio sociale e razziale e in costante rinnovamento dalla fine dell’apartheid.
La storia è stuzzicante, veloce e coinvolgente fin dall’inizio con la coralità dei personaggi tipica della serie, che qui emerge con grande prepotenza. E in più, in Icaro, Meyer esercita con rara maestria il suo talento di scrittore e costruttore di storie. Infatti se da una parte ci fa seguire le indagini sul caso Richter affidate agli Hawks, la squadra di élite della polizia sudafricana, dall’altra, quasi su un binario parallelo, si snoda in crescendo la bella, tempestosa e intrigante saga della famiglia del produttore di vini Francois du Toit.
Un breve assaggio della trama: la tempesta del diciassette dicembre dissotterra il cadavere di Ernst Richter, il vero Icaro del romanzo, l’uomo che voleva volare sempre più in alto, titolare del famosissimo sito web Alibi dedicato all’adulterio. Contemporaneamente Benna, Bennie Griessel, dopo quasi due anni di coraggiosa battaglia contro l’alcolismo, ricomincia a bere, quando apprende che un collega ha sterminato la famiglia e si è tolto la vita.
La sua ricaduta, con le sbronze pubbliche e solitarie che potrebbero distruggere definitivamente lui, la sua carriera e i suoi affetti, e i suoi sforzi per rimettersi in carreggiata con la copertura e il sostegno dei colleghi, soprattutto del variopinto “falco ribelle” Vaughan Cupido, accompagneranno tutta l’inchiesta sull’omicidio che arriva alle porte di Natale.
Le indagini degli Hawks, complicate e macchinose, faranno scoprire che Richter aveva diversi altarini nascosti e si era fatto molti nemici.
Presto salterà anche fuori che aveva messo in atto una sordida catena di ricatti e, ignorando la privacy dei clienti, aveva attinto a piene mani alle informazioni riservate della sua società e, come se non bastasse, forse qualcun altro sta seguendo le sue orme, tanto che in rete gira una sfilza di tweet che eccitano i media e che creano paura e scompiglio negli adulteri di Alibi, minacciando di rivelare i loro nomi.
Sono quattrocentoquarantotto pagine ma volano. Deon Meyer dispiega una scrittura moderna, potente e fortemente visiva, quasi in grado di trasformare le pagine del libro in uno schermo cinematografico, che lo conferma ancora una volta come rappresentante mondiale di spicco del genere crime poliziesco.