Howard Fast non è uno scrittore che prende scorciatoie ruffiane, non spreca parole o aggettivi. Howard Fast va dritto al sodo perché la sua scrittura ha l’urgenza delle verità: raccontando, sa reinventare il mondo. Anzi, sta sempre dalla parte di chi si sogna di migliorarlo, chi non non esita a battersi: Spartacus su tutti, è il titolo più famoso (anche grazie al film di Stanley Kubrick). Ma non si concentra solo su chi sguaina spade o guida rivolte.
In Seconda generazione, prosecuzione del Vento di San Francisco che la casa editrice e/o aveva riproposto più o meno un anno fa, la giovane protagonista Barbara Lavette sogna una vita diversa dalla ricchezza e dal lusso (conditi da tante ipocrisia) in cui è cresciuta. Sono pagine irresistibili, cariche di particolari: l’autore statunitense nell’ottantina di opere che ha seminato in carriera ha sempre profuso grande impegno nel far vedere le scene arricchendole di descrizioni e dettagli.
Lo sforzo di seguire una vita più vera, che il padre aveva suggerito rinunciando al patrimonio di famiglia, spinge la fanciulla ad andare in Europa. Da un lato non sopporta i soprusi e l’arroganza padronale del patrigno, dall’altro vorrebbe impegnare di più l’intelligenza. E nella Parigi cosmopolita tra le due guerre, trova pane per la sua fantasia.
Scrive, vede gente, scopre l’amore e quando la Storia irrompe non si fa trovare impreparata. A metterla in difficoltà, più che le missioni segrete nella Guerra di Spagna o a Berlino, è l’avidità del fratello. Insomma, non ci si annoia. Un libro da leggere, rileggere e regalare.