Jean-Christophe Rufin non è un autore di fantascienza convenzionale. È infatti un medico e un diplomatico, fondatore di Medici Senza Frontiere, dirigente di organizzazioni non governative e infinea ambasciatore del governo francese, e ha avuto una vita molto intensa anche senza bisogno di inventarsi romanziere. Invece, a partire 1997, ha scritto romanzi di vario genere che hanno ricevuto diversi premi: il Goncourt per gli esordienti e il prix Méditerranée per L’Abyssin, il suo primo romanzo, e vari altri premi (soprattutto un altro Prix Goncourt nel 2001 e un Prix Interallié nel 1999) per le sue opere successive. Tra saggi e romanzi ha pubblicato circa 20 titoli, più altri tre in collaborazione con altri autori.
In Italia l’editore e/o ha appena tradotto Globalia, romanzo anti-utopistico che presenta una domanda etica fondamentale: meglio la libertà e la responsabilità oppure la sicurezza al prezzo dell’autonomia di decisione? Globalia è un romanzo di avventura che si lascia leggere molto bene. Racconta di un mondo futuro in cui gigantesche cupole sigillate contengono, progettano e isolano la società del futuro, “Globalia” appunto, dalle zone abbandonate e disastrate. La gerontocrazia che guida e controlla Globalia entra in conflitto con i giovani ribelli, due degli ultimi ragazzi che vogliono scoprire il mondo con i loro occhi e incontrare anche il resto dell’umanità. La trama è piuttosto lineare ma serrata e a tratti sorprendente. Buone le caratterizzazioni, e soprattutto attuale il conflitto di fondo, con i “vecchi” che controllano tutte le risorse dall’energia all’economia, mentre i “giovani” quasi non esistono più.