L'unica volta in cui sono stata all'isola del Giglio era per una gita scolastica: avevamo sedici anni e la stagione turistica non era ancora iniziata; l'isola era così deserta che, dopo cena, nessuno di noi aveva nemmeno tentato di scappare dall'hotel. La storia di Isole minori, l'esordio letterario di Lorenza Pieri, racconta quell'isola come mi è parso di vederla: un posto in cui non accade niente per mesi e in cui poi c'è l'estate con i turisti che arrivano e gli hotel che riaprono; una specie di provincia sperduta e circondata dal mare come protetta o come isolata dal mondo.
La vita di Teresa e Caterina si arrampica tra gli scogli e gli interstizi delle rocce: cresce con la stessa testardia con cui crescono le erbe e le ginestre sui fianchi dei monti; Caterina rossa, tra i rovi e l'erba secca, io mora, tra i papaveri e le ginestre scrive Teresa, la sorella piccola, Caterina continente, io isola minore. Crescono insieme, due pianeti che orbitano l'uno attorno all'altro, indivisibili ma a distanza, come solo le sorelle possono essere. E, ancora, orbitano attorno alla madre, la stella più abbagliante, una donna che insegna loro che la vita si contratta ogni giorno; è lei, la Rossa come la chiamano qua, a guidare la protesta che blocca il porto del Giglio alla notizia che Freda e Ventura, i dt1e neofascisti implicati nella strage di piazza Fontana, sconteranno qui il confino.
Isole minori parte da una pagina di storia dimenticata, parte da una ragazzina che cresce imitando chi le sta intorno, che piange, perché anche in un'isola che conosci a memoria puoi perderti. Nell'arco tra Freda e Ventura e il naufragio della Costa Concordia si sviluppa la parabola della stia storia minore, tra le partenze e gli arrivi al Giglio, tra le cicatrici e i segni che l'estate lascia stilla pelle; in mezzo alle macerie dei matrimoni e degli scarti che restano ogni volta che si ricalibra la propria vita. Un romanzo non privo di difetti, ma dalla voce inaspettata e lt1minosa. <