L'armatore è fallito, la loro nave è ferma a Marsiglia, ormeggiata a una diga lontana da tutto. Costretti all'immobilità, il comandante Abudul Aziz e il suo secondo Diamantis tirano i conti con la vita. E non tornano. Hanno scelto il mare, la libertà si paga con i rimorsi, i rimpianti, gli amori cercati e negati, la voglia di riscatto. Sono marinai perduti, alla deriva tra le correnti dell'anima. Il finale, tra afrori di angiporto e profumo di basilico, è come un bicchiere di rum tracannato tutto d'un fiato: toglie il respiro, ma scalda.