“Le streghe di Lenzavacche” (Edizione e/o, 2016), l’ultimo romanzo di Simona Lo Iacono, candidato al Premio Strega, è una storia vera ma al contempo piena di magia. Siamo nel 1938 a Lenzavacche, piccolo paese siciliano, dove nasce Felice, un bimbo disabile che non parla e con un grave deficit motorio. La madre è la giovane Rosalba, che lo ha avuto da una relazione con un arrotino di passaggio. Rosalba vive in un’antica tenuta ereditata dalla famiglia con la madre Tilde, una donna che conosce le proprietà curative delle erbe officinali.
Ad aiutare le due donne, nella difficile impresa di crescere il piccolo Felice, c’è il vecchio farmacista Mussumeli, “un fimminaru” incallito, ma con un cuore grande. Inoltre, alla scuola elementare del paese, giunge il giovane maestro Alfredo che, nonostante venga ripreso più volte per i suoi metodi di insegnamento che poco aderiscono a quelli dettati dal regime fascista, insegna con grande passione a leggere ai suoi ragazzi, per lo più figli di poveri contadini.
Per mantenere la classe Alfredo ha bisogno di dieci alunni ma a lui ne sono rimasti solo nove. Ne deve quindi cercare uno entro il 17 dicembre. Felice, sua madre, sua nonna, il farmacista e il maestro si battono contro l’oscurantismo fascista per far valere i diritti di Felice, diventando simbolo di libertà, giustizia e integrazione sociale, in un paese dove la cultura del “diverso” è sconosciuta e i pregiudizi sono tanti.
La loro parabola finisce allora per somigliare proprio a quella delle streghe, un gruppo di donne vissute a Lenzavacche nel 1600, mogli abbandonate, donne incinte, figlie reiette o semplicemente sfuggite a situazioni di emarginazione che un giorno decidono di fronteggiare insieme gli eventi difficili della vita e iniziano a vivere insieme, in comune la passione per la lettura.
Delle cosiddette streghe, l’autrice offre nella seconda parte del suo romanzo tutte le spiegazioni, attraverso un documento del Seicento, scritto in lingua. Da questo documento emergono così tutte le difficoltà e le barbarie che queste donne hanno dovuto subire: sono state tacciate di stregoneria soltanto perché amavano la lettura, considerata allora pericolosa.
Simona Lo Iacono con le “Streghe di Lenzavacche” è riuscita a creare un romanzo magico ma molto reale poiché radicato nel territorio siciliano, che è poi la sua terra di origine, un romanzo che parla di donne forti, tenaci, che si proteggono tra di loro e proteggono i più deboli, soprattutto se sono i loro figli. Un romanzo però che è anche un inno alla lettura/letteratura che ti fa sognare, ti apre la mente e il cuore e ti da la forza di andare avanti e combattere.