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Le streghe di Lenzavacche | Simona Lo Iacono

Autore: Emanuela Chiriacò
Testata: Zest Letteratura Sostenibile
Data: 15 giugno 2016
URL: http://www.zestletteraturasostenibile.com/le-streghe-di-lenzavacche-simona-lo-iacono/

Le streghe di Lenzavacche, di cui ho appena terminato la lettura, è una meravigliosa, brillante costellazione di suggestioni, profumi e voci che si affastellano tra incastri perfetti e svelamenti inattesi. È umana poesia. Gli occhi non riescono ad abbandonare le immagini suggerite, ne hanno bisogno. Supplicano un ancora. Un bis. Non riescono e non vogliono staccarsene. I sensi letterari sono rapiti, sedotti e ammaliati da tanta bravura. Si, Simona Lo Iacono è talento allo stato puro. Per i personaggi che regala al lettore, per la storia e il suo dipanarsi, per la lingua scritta che parla e fa parlare, per i temi che accarezza con dolcezza naturale e sincera. Le streghe di Lenzavacche è scritto con bellezza autentica, mai ammiccante, mai edulcorata. È coraggiosa, potente senza mai sfiorare solennità e artificio. È un racconto dai fogli di spirito e carne. Chi sono le streghe di Lenzavacche? Sono donne vissute ai margini, delle outcast della rigida società seicentesca della Sicilia. Mogli spaiate dall’abbandono dei mariti, signorine con figli, reiette. Un universo femminile riunito in una casa fuori dall’abitato, un solidale co-housing ante litteram, dove condividevano la medesima passione per la letteratura. Perché è vero, è la cultura ad avvicinare o ad allontanare le persone. Le anime simili si incontrano sempre. Una necessità di sopravvivenza trasformata in risorsa mal vista e accetta dalla normalità dell’agglomerato urbano e umano confinante. Lo stesso che le bolla demoniache, folli e corruttrici. Secoli dopo, precisamente durante il fascismo, Simona Lo Iacono ci presenta una famiglia composta da figlio, madre e nonna che vanta una diretta discendenza con le streghe. Erede di quella persecuzione e chiave di un possibile riscatto. In quel luogo e in nessun altro, per una pace da siglare per la progenie sfortunata. Felice è l’incarnazione della meta diversità, sua madre Rosalba il coraggio della tenacia e dell’amore materno che tutto può e Tilde, la nonna, la mitezza forzuta della saggezza. La famiglia si allarga con il farmacista del paese, il Dott. Musumeli, che avrà il ruolo di padre, amico e mentore di Felice e Alfredo Mancuso, giovane maestro della scuola del paese. Tutti insieme lotteranno per Felice, per esorcizzare la sua sfortuna, per compensarla con il dono di un’opportunità meritata dalla sua vivace intelligenza tra le ostilità di un contingente oscurantismo di regime propenso a forgiare leve con il mito della perfezione fisica.