Una donna, Annamaria, è seduta in una squallida stanza da interrogatori; è ancora molto bella, ma di una bellezza sciupata dalla tensione e dalle esperienze dolorose. Di fronte a lei, impassibile, Silvia, una giovane rampante Sostituto Procuratore che la interroga sul suo passato. Comincia così, questo romanzo intenso, per me struggente, che ha del “giallo”, ma pure molte altre sfumature di colore. E la storia di Annamaria si dipanerà, lentamente , anche se spesso farà male al cuore “tirare fuori” certi momenti, certi dettagli. L’inizio: il suo incontro con l’affascinante Marcello Nicotra, che incarna , per una ragazza appena uscita dall’adolescenza, il perfetto Principe azzurro. Ed allora, meglio abbandonarsi alla romantica storia con lui, senza chiedersi dei perché: perché tutti lo trattano con rispetto eccessivo; perché alterna momenti di estrema dolcezza con lei, e di crudeltà con gli altri. E la storia d’amore è veramente grande, e duratura, niente sembra scalfirla, finché dei segnali preoccupanti si fanno strada nella loro vita. Il trasferimento al Nord per non ben definiti “affari” da curare, assenze senza spiegazioni, un episodio di violenza che sgomenta Annamaria. (E’ difficile questa confessione, e sembra non finire mai).
Il Sostituto Procuratore la incalza, la spia; segue con silenziosa angoscia la storia , perché deve aggiungere dei tasselli al mosaico che ha già composto personalmente, in seguito ad indagini ed intercettazioni. La mancanza di un figlio tanto desiderato spezza qualcosa fra lei e Marcello; ma non è solo quello. La donna deve ormai aprire gli occhi e rendersi conto , in seguito a diversi episodi, dei loschi affari del marito, e della sua appartenenza alla ‘Ndrangheta, con tutto ciò che ne consegue.
La confessione sarà lunga, gonfia di dolore, difficile da portare a termine.
Infine, tutta la storia di Annamaria è lì, davanti a noi ed alla donna che la interroga.
Il finale ci sorprende con un grosso colpo di scena, che, almeno per quanto mi riguarda, mi ha mostrato tutta la vicenda sotto un’altra prospettiva.
“Un caso come gli altri”: nessun titolo più appropriato, si direbbe. Infatti è una storia come tante: la donna del malavitoso che racconta la sua versione.
Eppure c’è tanta umanità nei comportamenti, nelle scelte, nell’amore “nonostante tutto ” di questa donna, che ce la rende cara. Anche se sapeva. O, almeno, sospettava.
Alcuni personaggi di contorno spiccano per le loro caratteristiche: il Catanese, fedele ombra di Marcello, a lui unito nel bene e soprattutto nel male; Paolo, il fratello”buono”, che ha studiato e non vuole diventare come Marcello; il Battista, il capo dei capi, che tutto sa e tutto decide.
Per me originale, la scelta di raccontare la storia sotto forma di una lunga confessione; un dialogo a due voci, incalzante, scritto con ottimo stile , asciutto, senza sbavature.
Anche la parte “sentimentale” non indulge mai a sdolcinature, ma si mantiene nelle righe, riuscendo a rendere bene la profondità dei sentimenti che animano Annamaria.
Nel complesso, quindi, una bella scoperta questo autore.
E poi , vedrete: alla parola fine, ci si domanderà: -Ma era veramente “un caso come tanti altri”? Al lettore l’ardua sentenza!