Edito da e/o «Un bell'avvenire» di Marco Videtta
In questi tempi in cui la retorica della destra non solo ex fascista con le sue falsità revisioniste e le sue ansie di «pari dignità etica e morale» a proposito di Resistenza e di Repubblica Sociale, è diventata particolarmente opprimente, leggere il romanzo di Marco Videtta è una vera boccata dossigeno. Un bellavvenire narra la storia di due fratelli napoletani, Lucio e Fuvio. Fascisti fino alla fine. Il primo risulta ammazzato dai partigiani nella Milano liberata, il secondo salvato da una ragazza del biellese, staffetta partigiana, pochi istanti prima di essere fucilato. Nonostante i fronti opposti si erano amati e lei non ce laveva fatta a vederlo morire. Fulvio, prima di indossare la divisa dei repubblichini, era stato in Russia e scriveva al fratello lettere dove la guerra era bela e litalico conquistatore si dedicava soprattutto a spezzare i cuori delle giovani russe. A Lucio, invece, una malattia agli occhi aveva negato per sempre lonore del combattimento. Il giovane però non si era perso danimo e si era sempre battuto con tutto e tutti, non soltanto per affermare lideale, ma per difenderne la purezza. Sarà proprio questo a costarli la vita, e Fulvio, che non sa darsi pace, scoprirà che luccisone del fratello non è così chiara come si vorrebbe far credere. Così che questo sopravvissuto al plotone desecuzione partigiano e comunista diventa investigatore e il romanzo assume toni noir di assoluto rigore stilistico. Al punto che il lettore rischia di lasciarsi trasportare dal ritmo incalzante della scrittura di Videtta e, in qualche modo, perdere di vista i diversi piani di lettura.
In Un bellavvenire, la ricerca della verità è infatti una scusa per scavare altrove e scoperchiare i pentoloni della storia. Che qui è così accurata da far sospettare che lautore abbia avuto accesso a ben forniti archivi privati, oltre a quelli della Casa della memoria e della storia di Roma, citati e ringraziati alla fine. Cè il fascismo nelle sue varie componenti, lantifascismo, la guerra e l guerra civile e il dopo. Ma cè, soprattutto, una accusa spietata nella continuità tra fascismo e repubblica attraverso larruolamento nello Stato degli elementi meno compromessi ma non per questo meno fascisti dellapparato che aveva messo in ginocchio lItalia. Personaggi che nelle ultime fasi della guerra si erano particolarmente distinti nellarte del tradimento e del doppiogiochismo e che avevano avuto a che fare con assassini, torturatori come Koch, Carità e altre decine di figuri delle polizie «private» agli ordini dei gerarchi. E i puri come Lucio erano rimasti fottuti. E i sopravvissuti come Fulvio erano stati invece ingannati come rimediabili ingenui. Fa davvero impressione rendersi conto che tutti i personaggi del romanzo impegnati a sopravvivere, a fuggire, a tradire o a riciclarsi ci raccontano in realtà lItalia di ieri e di oggi. Perché la continuità in una storia così complessa non è cosa da poco. Ci sono alcune pagine in cui lMsi fa la prima campagna elettorale e dallaltra parte ci sono giganti già sconfitti come Calmandrei (di cui Videtta ci regala un umanissimo ritratto) e si rischia di fare confusione e di ritrovarsi negli anni Settanta. Continuità non solo negli uomini ma nella gestione del potere, nella manipolazione della verità che ancora oggi non conosciamo e infine nella corruzione.
Il fascismo era profondamente corrotto. Oggi gettare fango sulla Resistenza serve quindi anche a far dimenticare lenormità del vuoto morale della massa di approfittatori che aderirono al regime e si abbuffarono accumulando ricchezze che sono durate ben dopo la morte del duce. Videtta per esempio ci racconta di Farinacci che si finanzia con fondi così poco puliti da derivare anche dal traffico di cocaina. Malaffare non dellultimo momento, giustificato dalla necessità di salvarsi, ma antico e radicato nel sistema. E ci racconta ei tesori accumulati da gentaglia come la banda Koch e luso che ne venne fatto in tempo di pace. Eh già, prima cera lOvra poi venne il tempo degli affetti riservati Un bellavvenire è anche un romanzo importante. Oltre a essere avvincente e molto ben scritto, sintende. Per la semplice ragione che pur raccontando la storia di due fratelli genuinamente fascisti riesce a fare giustizia della montagna di falsità che hanno coperto quel pezzo della nostra storia. E un libro che in un paese normale scatenerebbe un dibattito e polemiche di qualità. Ma questa Italia, normale non lo è più da un pezzo. Speriamo allora che il romanzo venda molto e lo leggano anche quelli che si sono convinti, anche a sinistra, che i morti sono tutti uguali. In questo aprile non poteva uscire libro più adatto per ricordarci che il 25 non è una festa come le altre.