In un tranquillo paesino di provincia vive Teresa insieme al marito e al figlio Dario. L’altro figlio Umberto ha lasciato presto casa, si è sposato con Daniela ed ha reso i due coniugi nonni. La loro vita scorre senza particolari scossoni e giornalmente si compiono quei gesti ripetuti che scandiscono il tempo e che rendono la routine quotidiana rassicurante ed avvolgente. Ma un colpo di scena incrina questo sereno (almeno in apparenza) clima familiare perché alla soglia dei sessantanni, Teresa, donna ancora piena di vita, sente in maniera preponderante la spinta del cambiamento. Ha un marito che non la soddisfa affatto e che la tiene lì in casa come se fosse “un utensile multifunzione” con il solo scopo di preparare da mangiare e pulire la casa perché ad Ovidio piace essere servito e riverito e mai essere contraddetto. Il cambiamento parte da un colore di capelli. Teresa infatti si fa bionda, lascia il marito e trasloca in un appartamentino che arreda secondo i suoi gusti. Complice anche l’amica Carmela, parrucchiera gioiosa e frizzante, che le dà le dritte giuste per ritornare ad essere una donna desiderabile e alla moda. Fra l’incredulità generale dei familiari, Teresa ricomincia a riassaporare il gusto della libertà e finalmente, dopo anni trascorsi nell’anonimato, riparte dall’amore verso se stessa.
“La bionda del Kontiki”, libro edito dalla casa editrice Edizioni E/O e scritto da Katia Ceccarelli, offre al lettore uno spaccato di vita sul quale riflettere. La trama precedentemente delineata ci permette di approfondire un tema fortemente dibattuto dal punto di vista sociologico ed antropologico che riguarda lo scorrere del tempo e il modo di affrontarlo ad una certa età nella maniera giusta. Ci s’interroga infatti su quanto la società di oggi sia profondamente cambiata e quanto le abitudini siano mutate rispetto a qualche decennio fa. Non esiste una maniera giusta per affrontare lo scorrere del tempo, ma esiste la maniera giusta che rispetta la nostra indole e ci permette di vivere i giorni, che si susseguono vorticosamente, secondo le nostre aspirazioni ed inclinazioni.
Quando ci si ritrova ad ammirarsi davanti allo specchio e si vede la comparsa dei primi capelli bianchi o quando la solitudine imperversa dopo la perdita del proprio compagno, ci si sente spesso inutili come se solo la giovinezza avesse regalato emozioni e gioie adesso diventate solo un piacevole ricordo dei tempi andati.
Ed ecco che allora scatta una certa forma di ribellione ed una fame di vita che dilata il tempo che non viene più visto come un nemico dal quale prendere le distanze, ma diventa un prezioso alleato all’interno del quale collezionare momenti di vita vissuta in un carpe diem perpetuo che consente di vivere il presente e di cogliere l’attimo che può ancora stupire piacevolemente chi di questo tempo ne vuole ancora fare buon uso.
Teresa infatti è un grande esempio di coraggio per noi donne ed insegna a tutte noi a non lasciarsi andare e ad inseguire con costanza e determinazione i propri sogni anche se la pelle inizia ad avvizzire e qualche ruga segna il nostro volto perché ciò che conta è la voglia di vivere e di non arrendersi al tempo che passa.
A sessantanni una donna può rimettersi in gioco e provare il brivido di emozioni nuove compiendo su se stessa una vera e propria rivoluzione che le femministe approverebbero di certo in nome di una donna combattiva e non succube e rassegnata. Teresa lo ha fatto, ha lottato per ottenere la propria indipendenza anche grazie all’aiuto tempestivo dell’amica Carmela che la introduce nell’ambiente del Kontiki, il locale più in voga del momento, dove trova una serie di personaggi attempati, ma con una contagiosa voglia di vivere: Blek, vedovo ed uomo affascinante; Lando, scapolo a mezzo servizio e Jolanda, donna forte ed indipendente gelosa della nuova arrivata la quale sente minacciato il suo territorio.
Il finale sorprenderà il lettore che potrà forse sentirsi spiazzato, ma il confine fra la realtà e la finzione è alquanto labile perché la scrittrice Katia Ceccarelli ha saputo descrivere, utilizzando un linguaggio familiare, fresco e per nulla banale, un fenomeno concreto che fa parte del nostro vivere quotidiano e con la sua lente d’ingrandimento è riuscita a focalizzare l’attenzione su un tema scottante che ha in sè un elemento fondamentale da tenere in considerazione ovvero l’accettazione del tempo che passa, ma se consideriamo la vecchiaia come uno stato mentale, allora ognuno di noi può sentirsi giovane dentro e sentirsi libero di continuare ad amare la vita indipendentemente dal cambiamento fisiologico del proprio corpo.
Qui di seguito l’intervista che la scrittrice mi ha gentilmente concesso.
Buona lettura!
Katia Ceccarelli
1) Che tipo di donna è Teresa?
Teresa è una signora tranquilla né bella né brutta che vive in un paese di provincia. Non è istruita ma volenterosa.
Una persona che si è dedicata alla famiglia e al lavoro come fonte di reddito, non come fonte di realizzazione personale e che ha fatto lo stesso percorso di tante altre donne della sua generazione. In poche parole, niente di speciale. È questo, secondo me, il punto di forza del personaggio.
2) Ovidio è un uomo vecchio stampo il quale ama essere sempre servito e riverito sottomettendo la donna che gli sta accanto. Secondo te, quanto è cambiata la figura del marito all’interno della coppia nella società odierna?
Ovidio è un brav’uomo, almeno secondo i criteri di quella generazione e in quel contesto. Ha fatto il suo dovere preoccupandosi della famiglia e garantendole un certo benessere. Non ha bisogno di sottomettere la moglie perché il loro rapporto è così nell’ordine delle cose. Semplicemente è una persona che non evolve e non capisce che al giorno d’oggi l’essere sessantenni non vuol dire essere vicini al capolinea.
In quanto ai ruoli di marito e moglie nella società odierna, penso che, ancora una volta, sia questione di contesto sociale. La televisione e i media ci propongono un’immagine fin troppo patinata della famiglia in cui mariti o compagni cercano di fare del loro meglio nella gestione del ménage domestico e dei figli. Al massimo, quando sono maldestri, le donne li guardano con tenerezza materna.
La realtà, soprattutto nei piccoli centri, è ben diversa e sempre più spesso noto che nei giovani si sta tornando a dinamiche molto squilibrate in cui la ragazza accetta capricci e limitazioni imposte dal ragazzo perché le percepisce come dimostrazioni di attaccamento. Cose del tipo:”non vuole che esca con le amiche perché è geloso. Quindi mi ama”.
3) Teresa subisce l’umiliazione di non essere capita. Manifesta la sua voglia di vivere rinnovando il colore dei suoi capelli ed alla fine prende una decisione estrema: lascia figli e marito. Che rapporto hanno oggi le signore di una certa età con lo scorrere del tempo?
Anche qui dipende da molti fattori di cui il più importante è il reddito. Potendo disporre di certe somme è più facile dedicarsi alla cura del corpo e dell’aspetto fisico: parrucchiere, estetista, palestra, trattamenti specifici, SPA e via discorrendo. Tutte abitudini che aiutano a mantenersi giovani, almeno esteriormente, ma che hanno un costo non indifferente.
Con uno stipendio di poco superiore ai mille euro al mese o con la pensione al massimo si può andare dalla parrucchiera una tantum e accontentarsi di fare camminate all’aria aperta.
4) Il Kontiki è il luogo prescelto per vivere questa rinnovata giovinezza e sembra che le sale da ballo siano ritornate al loro antico splendore come negli anni ’70. Come mai questa scelta di ambientare il romanzo all’interno di questo locale?
Il percorso più ovvio per rivivere la propria giovinezza è cercare di fare le stesse cose che si facevano da giovani.
A volte basta una canzone dei nostri vent’anni per farci tornare, anche se per un paio di minuti, a quel momento della nostra vita.
La generazione dei sessantenni ha trascorso la giovinezza ballando nelle discoteche, nelle balere, alle feste di paese, nelle case degli amici. Era il loro modo di incontrarsi, conoscersi, socializzare, amarsi.
Le sale da ballo sono tornate in voga proprio grazie a quelli che le frequentavano da giovani e grazie a certi programmi televisivi che hanno fatto conoscere il ballo di sala, anche molti giovani si stanno appassionando a questo mondo.
Lo stesso non può dirsi delle discoteche che invece sono in crisi perché i giovanissimi non ballano più, né in coppia né in gruppo, ancor meno da soli.
5) Passano gli anni, ma si può affermare forse che non esiste un vero e proprio gap generazionale fra gli uomini nati qualche tempo fa e i giovani di oggi. Anche perché ritroviamo le stesse gelosie provate per un uomo che ci piace o le stesse competizioni agguerrite fra donne che vedono invaso il loro territorio. Anche tu credi che sia così oppure hai notato delle differenze sostanziali fra una generazione e l’altra?
I comportamenti e le dinamiche fra uomo e donna restano sempre gli stessi, a prescindere dall’età. In caso contrario non leggeremmo in cronaca di drammi della gelosia che coinvolgono persone di settanta o anche ottanta anni.
Rispetto agli anni giovanili dei protagonisti del mio romanzo certe cose sono cambiate, le donne sono libere di dimostrarsi disponibili, di prendere l’iniziativa. Quella che non è cambiata, secondo me, è la considerazione che gli uomini hanno delle donne libere. Da un lato le apprezzano perché così vengono risparmiate loro le fatiche del corteggiamento ma dall’altro, soprattutto i giovani, continuano ad avere la stessa opinione delle donne che avevano i loro padri o nonni.
6) Come mai Teresa riscopre così tardi il piacere di vivere?
Forse perché nel frattempo è stata troppo impegnata a crescere i figli, lavorare, lasciare che la vita procedesse al meglio per i suoi cari e non ha messo la propria felicità fra le priorità, come hanno fatto e fanno tantissime donne.
7) Quanto è importante per una donna ottenere la propria indipendenza?
Per me moltissimo, anzi è fondamentale. Ho sempre considerato l’indipendenza e l’autosufficienza lo scopo della vita ma io sono nata negli anni ’70 e sono cresciuta in un periodo storico molto particolare e, da un certo punto di vista, stimolante per quanto riguarda l’evoluzione della condizione femminile.
Oggi le ragazze non sanno cosa siano state le rivendicazioni e le lotte per ottenere ciò che ormai si considera acquisito come ordinaria amministrazione. Credo che ritengano importante la sicurezza economica in sé più che la possibilità di conquistarsela da sole. Molte volte sento discorsi e noto atteggiamenti nelle giovanissime che mi fanno pensare a certi film americani degli anni ’50. Quelle situazioni in cui per una ragazza è importante essere carina e trovare un buon partito e gli anni trascorsi a studiare diventano un parcheggio o un territorio di caccia in attesa di incontri risolutivi. Sarà anche colpa della crisi economica ma le giovani sempre meno vedono nel lavoro una forma di autoaffermazione.
8) A quale personaggio sei rimasta più affezionata?
Sono affezionata a tutti ma Lando è quello che stimo di più: ha i suoi difetti ma non fa nulla per nasconderli ed è onesto anche quando si mostra spavaldo. In più è l’unico a dimostrare una certa generosità, qualità sempre più rara sia negli uomini che nelle donne.