Si è tenuto oggi, domenica 15, l’incontro con la scrittrice Muriel Barbery, nella Sala Azzurra del Salone Internazionale del Libro di Torino 2016, volto a presentare il suo nuovo romanzo “La Vita degli Elfi”, pubblicato a distanza di nove anni dal precedente: “L’eleganza del Riccio”. Il libro tratta della storia di due bambine, una borgognona Maria e l’altra abruzzese Clara, che hanno dei poteri sovrannaturali connessi alla natura. Nel romanzo entrano in gioco creature fantastiche, gli elfi, che aiuteranno le bambine in una guerra tra bene e male in cui saranno coinvolte. Si è occupato di intervistarla Fabio Gambaro, che le ha posto alcune interessanti domande.
Sono passati ormai nove anni dalla tua ultima pubblicazione, perché ci hai messo così tanto e cosa hai fatto in questo tempo?
In questo lungo periodo ho attraversato varie fasi, tra cui una di grande smarrimento nella quale non trovavo l’ispirazione per scrivere, avevo ciò che è comunemente detto il “blocco dello scrittore”; è finita questa fase quando viaggiando ho fatto diversi tipi di incontri che reputo, insieme alle scoperte umane e all’incontro con personaggi che nascono da esperienze di vita vera, essere ciò che fa scaturire i romanzi dalle penne degli scrittori.
Da dove è nata l’idea di utilizzare l’Abruzzo come regione natale del personaggio di Clara?
É nata qualche anno fa, quando vivevo ad Amsterdam, grazie all’incontro di un cuoco italiano, che mi ha regalato un libro di cucina abruzzese, del quale non ho capito neanche una parola, in quanto indirizzato ai locali e dunque scritto in olandese. Ciò che mi aveva veramente colpito erano state le immagini presenti, non solo di piatti assai invitanti, ma di un paesaggio quasi magico, dove la natura è ancora la protagonista. Il personaggio di Clara è dunque nato dalla sensazione di poesia che le colline e i campi abruzzesi mi hanno trasmesso.
Il tuo intento primario non era quello di scrivere un fantasy, che cosa ti ha spinto a farlo?
La permanenza in Giappone é stata l’ispirazione: ho preso la decisione quando, scrivendo una lettera a mio marito per descrivergli un giardino che avevo visto, non riuscivo a trovare le parole adatte ad esprimere quello che avevo provato nel vederlo. Cercavo di descrivere la sensazione di purezza e perfezione che mi aveva trasmesso e l’unica espressione che mi è sembrata più adatta a rappresentare i miei sentimenti è stata “Questo giardino è stato fatto dagli elfi”.
Sei mai stata una lettrice di libri fantasy?
Il fantasy come genere letterario non è mai stato il mio preferito, ma nonostante ciò, ho comunque letto i più celebri: Tolkien e Conan Doyle sono sempre stati nella mia libreria personale sin da quando ero una bambina. Ciò che ho davvero apprezzato di Tolkien è il passaggio dal mondo incantato che è la Terra di Mezzo al crudo mondo umano rappresentato da Mordor e dal potere di Sauron.
Vorrei sapere anche delle origini di Maria, ora mi spiego: tenendo conto dello stile realistico e poetico di questo romanzo, perché hai voluto che una delle due protagoniste vivesse in Borgogna?
La Borgogna è un mondo popolare e contadino, una regione aspra e tuttavia con paesaggi bellissimi, proprio come l’Abruzzo. Inoltre ho emozionanti ricordi anche di questi luoghi, ho quindi creato un’ulteriore connessione tra le protagoniste, avendole fatte crescere in luoghi apparentemente lontani e diversi ma intrinsecamente simili.
Ho un’ultima richiesta: potresti comparare per noi i problemi riscontrati nello scrivere il tuo secondo libro, “L’eleganza del riccio”, e quest’ultimo, “Vita degli elfi”?
L’unica differenza sostanziale è stata che scrivendo “L’eleganza del riccio” non ho riscontrato alcuna complessità narrativa, il vero problema si è presentato al momento della correzione: non riuscivo a cambiare una sola parola di quel che avevo scritto. Al contrario, scrivendo “Vita degli elfi” si è presentata la situazione contraria: ho avuto parecchie difficoltà a scrivere, ma nessuna nel correggere.