Fa a pezzi il mito dei corrispondenti di guerra e lancia un appello a salvare lAfrica dalla tragedia dellAids il bellissimo romanzo di debutto della reporter italiana Lara Santoro, Il mio cuore riposava sul suo edito da E/O. Corrispondente per sette anni d Nairobi per diverse testate internazionali, Santoro esordisce nella narrativa affidandosi allautobiografismo con il personaggio di Anna, giornalista di stanza in Kenya alle prese con problemi damore e di alcolismo. Più preoccupata di decidersi tra due uomini, un cameraman e un proprietario terriero, che di consegnare i suoi pezzi in tempo, Anna scivola lungo la china di dipendenza alcolica che sembra affliggere la maggioranza dei suoi colleghi, abituati a festeggiare ogni reportage con festini a base di droga. La salva larrivo di Mercy, la domestica che si veste come una ballerina e indossa tacchi altissimi e la accudisce come una madre.
Proprio Mercy introduce Anna nel vero Kenya, facendole conoscere padre Anselmo, un prete italiano, ispirato a padre Alex Zanotelli che lotta contro laids nello slum di Kororogocho. Quando Mercy, contagiata dallex marito, si ammala di Aids e crea dal nulla un movimento di donne che si batte contro il governo e le multinazionali per ottenere la liberalizzazione dei farmaci coperti da brevetto, anna abbandona la bottiglia e i suoi amori tormentati per aiutare la donna ad andare fino in fondo con la sua battaglia. Perché nulla sia successo invano «La maggior parte del romanzo è autobiografico spiega Lara Santoro che vive tra Nuovo Messico e Toscana -, ma non il personaggio di Mercy con cui ho voluto rappresentare ciò che mi aveva colpito più dellAfrica, la terribile diffusione dellAids. Purtroppo come giornalista non ho potuto parlarne quanto avrei voluto perché la guerra in Darfur si vende meglio delle migliaia di persone che, ogni giorno, muoiono come mosche. Mercy però è il mio auspicio perché cresca la consapevolezza di quanto potrebbe aiutare lAfrica la disponibilità di farmaci a prezzi moderati».