Login
Facebook
Twitter
Instagram
Newsletter

(Non è) un caso come gli altri

Autore: Piero Ferrante
Testata: Narcomafie
Data: 10 maggio 2016
URL: (Non è) un caso come gli altri

Dicevano: “è solo un romanzo, che cosa vuoi che cambi?”. Dicevano: “la letteratura non salverà il mondo”. Dicevano: “non basta una penna”.

Dicevano, appunto. E sbagliavano. Prendete per esempio Un caso come gli altri, diciannovesimo capitolo di quella grande saga chiamata Sabot/age (la collana delle edizioni E/O diretta da Colomba Rossi e curata da Massimo Carlotto) e firmato da Pasquale Ruju. Ecco, Un caso come gli altri è una delle prove concrete che con l’inchiostro si possono sollevare le coscienze. Fedele alla pedagogia del maestro Massimo Carlotto, che da sempre va sostenendo che la verità d’oggi alberga proprio nelle strette maglie della narrativa noir, Ruju sfonda le porte, spesso serrate, della realtà. E lo fa spregiudicatamente. Lui, che della letteratura è un po’ un randagio e che invece nasce regista, attore e sceneggiatore, autore anche sì, ma di miti del fumetto bonelliano come Tex e Dylan Dog, oltre che Demian, Cassidy ed Hellnoir.

Dalla penna di uno così, tarato sulla dimensione del fumetto, con l’ago della bussola puntato al nord di un linguaggio secco e a volte rude ed essenziale, dalla penna di uno così, si diceva, è uscito un libro pungente e secco, esemplare nella sua lucida analisi dei fatti. Sotto l’architrave narrativa, infatti, i piedritti di Un caso come gli altri sono fatti di pura verità.

Il libro incrocia la stessa storia, quella di Marcello Nicotra. Una storia complessa, di mafia, di potere, di violenza, ma anche d’amore e ribellione. Una storia forse non del tutto vera ma di certo verosimile, che racconta della penetrazione mafiosa in una grande città del Nord, Torino, dei mutamenti della criminalità organizzata, della bramosia affaristica che non rinuncia ai rituali sanguinolenti, degli instabili equilibri ‘ndranghetisti, dello strapotere delle famiglie. E lo fa dalle prospettive contrapposte di Annamaria, che di Marcello è la vedova, e di Silvia, irreprensibile sostituto procuratore della Repubblica cui è chiesto di far luce sull’uccisione del malavitoso. Sotto l’oscura stella di Marcello Annamaria e Silvia s’incontrano e si scontrano. Le loro sono due esperienze radicali, sinotticamente agli antipodi, frutto di scelte diverse. Due esistenze apparentemente lontane e divise da frontiere invalicabili. Due vite obbligate al confronto nella fredda e cinica sala di un commissariato di polizia, dove, oltre alle voci, anche le anime tendono a trasformarsi in metallo, sorde a ogni compassione.

Bravo Ruju a ripescare l’immaginario della donna di clan che l’amore spinge alla ribellione, magistrale nell’orchestrare i suoni delle emozioni umane evitando il precipizio della banalità. Una voce contro e senza moralismi.