I pregiudizi di Dio visto attraverso gli occhi dei bambini.
Lorenzo ha 5 anni, è il figlio di Andrea, uno dei protagonisti del romanzo.
Papà da quando la mamma è andata a lavorare lontano è strano, quando non litiga con la nonna si chiude nello studio a mettere insieme quei pezzetti di carta. Dice che fa un puzzle, ma io non ci vedo nessun disegno, solo delle scritte.
L’altra sera mi ha messo paura. Ha iniziato a muoversi a scatti, tremava, poi però mi ha visto e ha sorriso, e un po’ mi sono tranquillizzato, anche se per un attimo l’ho visto spaventato. Poi mi sono ricordato che papà è un commissario, che ha la pistola, che comanda tanti uomini e combatte i cattivi. Lui non può avere paura mai.
Ora sta discutendo con la nonna, lo fanno sempre, aspettano che io vado in camera, come se da qui non li sento lo stesso.
A volte i grandi sono proprio scemi.
Hanno iniziato a guardarsi male quando è arrivato quell’uomo in tv che cercava la moglie, si chiama come un fiore, Margherita. Mia mamma si chiama come un pesce invece, Alice. Forse tutte le mamme che hanno un nome strano prima o poi se ne vanno, perché anche questa Margherita se n’è andata. Papà mi ha detto che pure lei è andata a lavorare lontano, ma secondo me stavolta non diceva la verità, secondo me c’entra col suo lavoro. Lo so che non mi dice tutto.
Chissà se anche quel signore che chiamava Margherita in televisione la sera fa i puzzle con le scritte e senza figure, chissà se pure lui non ride mai.
L’altro protagonista di questa storia è il nuovo arrivato al commissariato di Villalba, il vice di Andrea Valente, Marco Alfieri. Valerio ha 9 anni, è suo nipote.
Mio zio si chiama Marco ed è un ispettore di polizia. Con lui ci sto bene, più che con mio papà, anche se parla poco e sembra sempre arrabbiato. Pure lui mi obbliga ad andare a scuola, ma io lo sento che lo sa cosa vuol dire fare una cosa quando proprio non ne hai voglia. Papà fa il professore, lui la ama la scuola. Zio fa il poliziotto, ma secondo me non gli piace. Un giorno gli ho chiesto se era un bravo poliziotto, lui mi ha dato una risposta strana. Mi ha detto bravo forse, buono non di sicuro. Io gli ho chiesto quale era la differenza e lui mi ha risposto che i bravi poliziotti fermano i cattivi, e che quelli buoni lo fanno nel modo giusto. Io questa cosa non l’ho capita, però quando me l’ha spiegata ho capito che anche a lui non piace quello che fa, ma lo deve fare per forza. Anche per questo gli voglio bene.