Luca Poldelmengo giunge al traguardo del suo quarto romanzo, il secondo nella collana Sabot/Age di e/o edizioni, supervisionata dalla premiata ditta Rossi-Carlotto. L’autore e sceneggiatore romano ha sempre scelto un approccio narrativo che, pur rispettando gli stilemi del genere, ponesse al primo posto i contenuti. Esattamente in linea con la produzione di quelli che egli stesso definisce i suoi “buoni maestri” ovvero Massimo Carlotto e Giancarlo De Cataldo. Abbandonate completamente le atmosfere vagamente distopiche e futuribili del suo ultimo, convincente “Nel posto sbagliato”, dove proponeva una riflessione profonda e intelligente sui temi della privacy e sui limiti della comunicazione globale, Poldelmengo ci regala una vicenda che, almeno in apparenza, si colloca in pieno nel filone noir-poliziesco mediterraneo con tanto di commissario dalla travagliata vita personale, omicidio di provincia (siamo tra Villalba e Mandela, periferia di Roma Cpitale) e relative movimentate indagini. I protagonisti sono tre: il commissario Valente, l’ispettore Alfieri e la bella commissaria Ralli, giunta da Roma a dar man forte ai due investigatori.
A Poldelmengo bastano pochi capitoli per delineare perfettamente le psicologie dei suoi personaggi, i loro backgraund personali e professionali e far scattare i meccanismi dell’interazione psicologica che, da subito desta interesse e sgombra il campo da possibili timori di dejà-vù. Chi ha letto il bellissimo “L’uomo nero” (secondo romanzo di Poldelmengo, finalista al premio Scerbanenco e tradotto, con successo, in Francia) si accorgerà che questo romanzo riprende alcuni personaggi e vicende di quella storia, pur senza esserne un seguito diretto. I “Pregiudizi di dio” del titolo, sono il bene e il male. Ed è soprattutto sulla ricerca dei confini che li dividono che Poldelmengo struttura la trama e lascia spazio a profonde riflessioni che prendono spunto dalle scelte dei protagonisti. Le loro storie personali, infatti, vanno ad allacciarsi, grazie ad un virtuoso intreccio narrativo, all’indagine che stanno seguendo. È l’inizio di una saga? Forse, ma questo non è mai importante quando leggiamo un romanzo di Luca Poldelmengo, autore che non è solito porsi questo tipo di finalità quanto, piuttosto, quella di regalarci storie cariche di tensione narrativa e di sostanza, senza tralasciare quella che, ormai pare assodato, è la vera vocazione del noir italiano: fotografare la realtà sociale e politica del nostro paese. In perfetto stile Sabot/age!