Elena Ferrante, scrittrice italiana nata a Napoli, città che ha abbandonato presto per vivere a lungo all’estero. Dal suo primo romanzo, ‘L’amore molesto’, è stato tratto l’omonimo film di Mario Martone; dal libro successivo, ‘I giorni dell’abbandono’, è stata realizzata la pellicola di Roberto Faenza.
L’elusività che circonda l’autrice ha alimentato un piccolo, ma tenace mistero nella comunità letteraria. Nel corso del tempo Ferrante è infatti stata identificata con Goffredo Fofi, autore delle sole due interviste che le siano state fatte; con Domenico Starnone, scrittore napoletano, soprattutto a seguito delle analogie che alcuni critici hanno ravvisato fra ‘L’amore molesto’ e un romanzo dello stesso Starnone, ‘Via Gemito’; infine di Ferrante si è vociferato che altri non fosse che Anita Raja, moglie di Starnone, traduttrice dal tedesco e redattrice in forze presso E/O, casa editrice che pubblica l’opera della scrittrice.
Nessuna fra queste ipotesi ha trovato sino ad oggi conferma.
Ferrante si produce poi in un’operazione ambiziosa, che riscuoterà molto successo: ‘L’amica geniale’ è il titolo di un ciclo romanzesco dedicato all’amicizia fra due donne, composto di quattro libri usciti fra il 2011 e il 2014 ‘L’amica geniale’, ‘Storia del nuovo cognome’, ‘Storia di chi fugge e di chi resta’, ‘Storia della bambina perduta’.
Grazie a ‘L’amica geniale’, Ferrante entra nella cinquina dei finalisti del Premio Strega, edizione 2015.
Si tratta del primo romanzo di una quadrilogia di Elena Ferrante.
La scena si apre con Lila che sparisce a sessant’anni e nessuno sa che fine abbia fatto.
Il libro narra di un’amicizia tra due donne, Lila ed Elena, che si condizionano a vicenda per tutta la vita.
Siamo in un quartiere degradato della periferia napoletana, dove Lila ed Elena nascono e vanno alle elementari. Lila è forte, risoluta, con una personalità dominante. Elena è quella che apparentemente si fa condizionare e dominare.
Ma hanno un sogno comune, uscire da quella povertà aberrante in cui vivono.
Lila sposa a sedici anni un uomo ricco e volgare; Elena studia fino a laurearsi alla Normale di Pisa, sposa un uomo colto e scrive libri di successo.
Il romanzo è una storia di un’amicizia forte, di quelle che ti cambiano la vita, nel bene e nel male. Si amano, si aiutano, ma cercano anche di rubarsi a vicenda la forza vitale, si condizionano non sempre per amore, ma anche per gelosia ed invidia.
Lila cerca sempre e comunque di mantenere il suo ruolo dominante; Elena, quasi per sfida e per sentirsi all’altezza, cerca di fare scelte agli antipodi di quelle dell’amica.
Onestamente viste da fuori le due donne non avrebbero nulla in comune. Lila sceglie di vivere fino alla fine nel mondo violento e volgare del suo quartiere. Elena, moglie di un uomo colto appartenente ad una famiglia culturalmente elevata, si inserisce nel mondo dorato dell’editoria e cultura italiana.
Apparentemente sono agli antipodi, ma hanno tra loro quel filo rosso che le unisce e le conduce sempre una verso l’altra. È molto di più di una storia di amicizia, è la lotta contro le proprie origini, la vertigine della libertà di scegliersi il proprio destino, è il cedere al fascino dell’infelicità. È un condizionarsi a vicenda anche quando si detestano e prendono le distanze una dall’altra. Elena ha bisogno di allontanarsi dall’amica per farcela ad andare avanti nella vita in modo autonomo. Sente sempre dentro di sé il peso di quella promessa che si sono fatte il giorno del matrimonio di Lila “tu sei la mia amica geniale. Devi diventare la più brava di tutti, maschi e femmine”.
Hanno in comune anche l’amore, Nino Sarratore, che porterà, in tempi diversi, entrambe alla rovina. Ma loro sono due donne forti che sanno sempre e comunque rialzarsi e partire da zero.
Forse devo cancellare Lila da me come un disegno sulla lavagna, pensai, e fu, credo, la prima volta. Mi sentivo fragile, esposta a tutto, non potevo passare il mio tempo a inseguirla o a scoprire che lei mi inseguiva, e nell’un caso e nell’altro sentirmi da meno. […]
Fu durante quel percorso verso via Orazio che cominciai a sentirmi in modo chiaro un’estranea resa infelice dalla mia stessa estraneità. Ero cresciuta con quei ragazzi, ritenevo normali i loro comportamenti, la loro lingua violenta era la mia. Ma seguivo anche quotidianamente, ormai da sei anni, un percorso di cui loro ignoravano tutto e che io invece affrontavo in modo così brillante da risultare la più capace. Con loro non potevo usare niente di ciò che imparavo ogni giorno, dovevo contenermi, in qualche modo autodegradarmi. Ciò che ero a scuola, lì ero obbligata a metterlo tra parentesi o a usarlo a tradimento, per intimidirli.
La storia è bellissima, il tono della scrittura graffiante ed a tratti violento e crudele. I personaggi ben delineati anche se sono solo di contorno alle due assolute protagoniste Lila ed Elena, donne meravigliose, forti ed allo stesso tempo fragili.
Vai avanti nella lettura e ti lasci affascinare nel profondo, non riesci a staccarti da quelle pagine ed aspetti con ansia il seguito promesso…