In una Baghdad devastata dagli attentati suicidi e dalle esplosioni, teatro cupo e violento di un’umanità stremata dalla guerra civile, pezzi smembrati di corpi giacciono come resti decomposti nelle piazze e nelle strade buie di una capitale in ginocchio. Violentata e violenta, sfinita da anni di conflitto settario. Uno scenario in cui il senso morale è sospeso, in cui non può più trovare spazio un mondo che sa discernere il giusto dallo sbagliato, il bene dal male. In questa città spettrale si muovono i personaggi di Frankenstein a Baghdad, dello scrittore iracheno Ahmed Saadawi, vincitore della settima edizione del Prize for Arabic Fiction (il Booker arabo) nel 2014. La narrazione muove da un incipit macabro e rivelatorio. Il rigattiere Hadi, un vecchio trasandato che puzza di alcol, ritratto dell’uomo senza qualità, decide di imbarcarsi in una nobile causa: raccogliere gli organi umani abbandonati al suolo dalle varie esplosioni e riunirli in un corpo; da qui il Frankenstein del titolo. Questo novella creatura prende vita e autonomia, come dall’originale, e inizia a vendicare le vittime degli attentati ma a colpire anche innocenti. Con un registro stilistico giocato tra il romanzo gotico e il realismo magico in versione noir, Saadawi riesce nell’impresa di dare vita a uno scenario surreale e tragico, ironico di uno humor nero, cupo come una terra senza speranza e senza libertà, stritolata tra nuovi invasori e antiche faide settarie. Una città di spettri e fantasmi nella quale i morti tornano senza sosta a indagare le ragioni dei vivi in un infinito canto lugubre di espiazione e vendetta. Luogo di dolore in cui il bene e il male hanno smesso da tempo di esistere, in cui l’unica possibilità di sopravvivenza è la sospensione della morale, il vivere un crinale quotidiano in cui reale e surreale si lambiscono dal confine di un mondo che ha perso ogni sua coordinata. Questo morto vivente che si aggira per le strade di Baghdad, questa creatura che se in un primo momento pareva incarnare un ideale di giustizia finisce per divenire criminale essa stessa, rimane il cuore aperto e irrisolto di un romanzo in cui l’astensione di giudizio porta il lettore a indagare le regioni macabre e misteriche di ogni scenario bellico.