Lo raggiungiamo per l'intervista mentre sta lavorando nel suo studio torinese a un nuovo albo di Tex, ansi a ben due. Pasquale Ruju, autore, sceneggiatore, film maker e anche doppiatore, è difatti una delle colonne della Bonelli. E' uno degli zii di Dylan Dog e ha creato due delle serie noir più apprezzate degli ultimi anni come Demian, il giustiziere di Marsiglia, e Cassidy, rapinatore nell'America anni '70. Ora, però, è approdato al romanzo, noir ovviamente, con "Un caso come gli altri" (E/O, 16 euro). Romanzo duro, con al centro due donne forti e determinate, personaggi indimenticabili fin da subito.
Siamo in un ufficio di polizia, nella stanzetta per gli interrogatori: di fronte ci sono Annamaria, giovane e bella vedova di 'ndrangheta, e Silvia, sostituto procuratore. La prima è andata in sposa bambina a un uomo di cui non conosceva la vera natura, la seconda vuole da lei il racconto reale di ciò di cui, in qualche modo è stata parte. Fra le due inizia una sorta di gioco, dove ciascuna racconta un frammento di realtà di Marcello, uomo bello e forte, potente capoclan, ma anche marito innamorato. Comincia così un viaggio nell'universo sotterraneo delle cosche trapiantate al nord. E non sarà un "caso come gli altri".
Dopo incalcolabili sceneggiature di fumetti come nasce l'idea di un romanzo?
«Siamo partiti anni fa, nel 2007, da un cortometraggio realizzato con l'attrice torinese Stella Bevilacqua, ora scomparsa. Lei era il sostituto procuratore. Abbiamo portato il lavoro a qualche festival ed è poi nata l'idea di approfondire, ampliare la storia. Quei personaggi, le due donne, Massimo il capoclan, il Catanese, mi tornavano sempre in mente. Con Massimo Carlotto, che dirige la collana Sabot/age, è poi arrivato il progetto di questo romanzo».
Tex, Dylan Dog, Demian, Cassidy: uomini forti e decisi, in maniera diversa. E ora due donne protagoniste che davvero lasciano il segno.
«Sono sempre stato affascinato dall'universo femminile e con le donne ho sempre avuto ottimi rapporti. Amo il loro modo di vivere le emozioni meglio di noi uomini. Annamaria e Silvia erano le due donne di cui volevo raccontare. Ho lavorato molto per delinearlo, più ancora che per la trama».
Dopo gli orrori immaginari, o la criminalità di Marsiglia e degli Stati Uniti, stavolta ti sei confrontato con la mafia italiana. Un orrore reale, possiamo dire.
«Sì, decisamente. Ho cercato di documentarmi molto per tratteggiare questo mondo. Nelle nostre città c'è una forte penetrazione di organizzazioni che, in qualche modo, anche gli investigatori "rispettano" nella loro determinazione. Sono nascoste, mimetizzate tra di noi. La menzogna più terribile che si possa dire è che la mafia non esiste o che la 'ndrangheta è stata sconfitta. Hanno la capacità di andare "in sonno" e poi tornare».
Ritieni che il romanzo noir possa raccontare la realtà meglio di altri generi?
«Non so se può farlo meglio, ma certo una delle funzioni della collana Sabot/age è proprio quella di raccontare la realtà. E un romanziere può farlo con meno rischi, anche di denunce, rispetto a un giornalista o a un saggista».
Tra tante sceneggiature e avventure, c'è spazio per un secondo romanzo?
«Sì, ho un secondo romanzo già scritto, ma intendo prendermi il mio tempo per prepararlo. Non prima del 2017. Per ora penso ad accompagnare questo libro dai lettori».
E le sue due eccezionali protagoniste. Pasquale Ruju sarà al Circolo dei Lettori lunedì 11 aprile.