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Tiraboschi torna in una brumosa Venezia medievale

Autore: Sabrina Penteriani
Testata: L'Eco di Bergamo
Data: 20 marzo 2016

È una Venezia oscura, misteriosa, avvolta nelle brume del medioevo a fare da sfondo al nuovo romanzo dello scrittore bergamasco Roberto Tiraboschi «La bottega dello speziale. Venetia 1118» (Edizioni E/o), uscito il 10 marzo. È il secondo volume della serie iniziata con «La pietra per gli occhi», sulla nascita della Serenissima. Numerosi i fili che Tiraboschi intreccia nella trama: scienza, superstizione, magia, passione per la conoscenza, il sogno dell’immortalità. I suoi personaggi si muovono con disinvoltura dalle fornaci dei «fiolari» gli artigiani del vetro ai palazzi dei ricchi mercanti; dalle botteghe degli speziali ai monasteri, da un’isola all’altra della laguna, in una città ancora priva della sua forma consolidata, fluida, in trasformazione, come un bruco in un bozzolo che lascia però intuire lo splendore della farfalla che verrà. Ci si sposta sulle «scaule» (antiche imbarcazioni) attraverso i canali e tra le isole. Accanto a Edgardo, scriba deforme, studioso inquieto, protagonista del primo tomo, qui troviamo magister Abella, una bizzarra donna medico, costretta a straordinari sacrifici ed esercizi di disciplina sul confine tra lecito e illecito per ottenere credibilità in un ambito ritenuto di esclusivo appannaggio maschile. Insieme indagano su persone scomparse e corpi ritrovati, seguendo una traccia che li porta allo stesso tempo ad agire su se stessi, dipanando una complessa matassa di paure, nodi, rimorsi, memorie, sogni e desideri. Edgardo ha abbandonato la vita di copista in un monastero inseguendo un amore tormentato e poi perduto in modo drammatico. È diventato amministratore nella casa del nobile Tommaso Grimani e di sua moglie Magdalena. È per curare la nobildonna che viene chiamata per un consulto magister Abella. Così i due lo scriba e la guaritrice si incontrano e quando la sorella minore di Magdalena, Costanza, viene rapita, stringono la loro insolita alleanza nel tentativo di ritrovarla. Non manca tra le comparse un «bergamasch», con qualche frase in dialetto «antico». Tiraboschi, già autore di romanzi come «Il sonno», vincitore al Premio di Narrativa Bergamo nel 2007, drammaturgo e sceneggiatore oltre che scrittore, si concentra sulle emozioni, sulla componente meravigliosa e immaginifica più che sull’accuratezza storica. Mette l’accento sulla materia buia di cui il medioevo è intessuto, ne esaspera a tratti la crudezza. Il tratteggio della narrazione è solo occasionalmente appannato da un eccesso di decorazione descrittiva, ma nel complesso il disegno del romanzo è gradevole, vivace e avvincente, con un deciso tocco noir. Il finale è aperto: la serie sull’antica Venetia non finisce qui.