L'incipit. La piccola passava la maggior parte del suo tempo libero fra i rami. Quando non si sapeva dove trovarla bastava passare in rassegna gli alberi, prima il grande faggio che sovrastava la tettoia nord, sul quale a lei piaceva fantasticare osservando il movimento della fattoria (...).
La trama. Maria e Clara, due bambine non bambine, due piccole donne alle quali sono legati i destini dell'umanità. Una vive in Francia, in un villaggio tra le montagne dove si preserva l'antico sapere della natura; l'altra vive a Roma, città di intrighi e di arte, dove è la cultura della bellezza ad essere tramandata. Dall'unione delle loro storie, dal ponte che sapranno creare tra i loro mondi, tanto distanti all'apparenza, può venire la salvezza dell'umanità
L'autrice. Nove anni dopo il successo de L'eleganza del riccio Muriel Barbery era attesa a una grande conferma e l'aver sorpreso con una storia dove magia e fantastico sono predominanti e i personaggi principali sono gli elfi le ha dato di certo il vantaggio di non potersi ripetere. Resta in questa favola ecologista la fede incrollabile nella cultura, nella sapienza e nel potere salvifico di tutto ciò che è bello, elementi chiave anche del suo primo romanzo di successo. Resta anche il gusto della Barbery di giocare con il lettore a una prova di erudizione e di solleticarlo con una ridda di immagini continue. Come ne L'eleganza del riccio, la cultura è una scoperta continua, una sfida giornaliera, è il passepartout per districarsi nella vita. Ma senza la fantasia, dice la storia di Clara e Maria, anche la cultura non basta a salvarci dai pericoli di un mondo sempre più arido.
Pregi e difetti. Barbery si toglie lo sfizio di ironizzare con il suo lettore, si definisce "narratrice pazza" e anticipa l'obiezione che, alla fine, la sua storia sia il vecchio cliché dell'eterna lotta tra bene e male. "Ancora una volta l'amore. Viene da chiedersi se si parlerà mai d'altro in queste pagine dedicate alla rinascita di un mondo che si è perso nelle età", si auto commenta la narratrice nel momento in cui infuria la guerra tra gli elfi buoni e quelli cattivi. Non è un libro da affrontare se non si è disposti a lasciare andare la fantasia, a meno che, se si aborre il genere fantasy, non si consideri Vita degli elfi lo straordinario esercizio di stile di una scrittrice che le magie sa farle con le parole. A volte anche troppo.