Le streghe di Lenzavacche, romanzo di Simona Lo Iacono (già disponibile in e-book), è una storia che ricorda una fiaba dei Fratelli Grimm. Quando le fiabe erano popolate sì di buoni, ma anche di cattivi, di orridi mostri e crudeli assassini che facevano tanta paura ma che forse insegnavano qualcosa ai bambini su come guardarsi dalle quotidiane insidie con le quali ci confronta la vita.
Le streghe di Lenzavacche, con flash back indietro nel tempo, ci riporta la memoria di una seicentesca Sicilia rurale, spietata e superstiziosa, che usava la religione come una sanguinaria spada dell’inquisizione. Le streghe di Lenzavacche nel 1600 era il nome con il quale venne chiamato un gruppo di donne sole, salvate a fatica dall’emarginazione, spose gravide, abbandonate e figlie reiette, che avevano trovato rifugio in un casino di caccia ai margini del paese dove condivisero un’esperienza comunitaria, anche letteraria. Ma furono segnate dai benpensanti come folli, femmine depravate, istigatrici del demonio e per questo sterminate senza pietà, Solo una di loro sfuggì al barbaro eccidio e…
Ma è cambiato qualcosa nella Lenzavacche littoria dove nel 1938 la superstizione e la pochezza paesana si mischiano ai dogmi e alle sirene del fascio?
E può mai essere accettata la strana famiglia al femminile – che vanta discendenza da quelle poverette tacciate da streghe e perseguitate – composta da nonna Tilde, da sua figlia, la bella e fiera Rosalba e il piccolo, intelligentissimo Felice, frutto del vero amore di sua madre con Il Santo, un arrotino di passaggio che – in virtù all’estro dei famigliari e dell’amico farmacista Mussumeli, donnaiolo incallito ma benigno protettore della famiglia – riesce a vivere in pienezza nonostante la sua gravissima disabilità? Nossignori, nulla pare cambiato, anzi l’oscurantismo e i dogmi mussoliniani, che esaltano il valore della perfezione fisica, decretano l’emarginazione del piccolo Felice e rendono aspra e difficile anche la vita del maestro Mancuso, afflitto da un pesante fardello morale che, arrivato a Lenzavacche per insegnare, non accetta i dictat littori del direttore e vorrebbe leggere libri ai suoi allievi e trasmettere loro conoscenza e cultura.
In una Sicilia che pare solo pronta a giudicare, viziosa e carnale ma insofferente della diversità pagana di Tilde e Rosalba, madre e nonna di Felice, proprio queste due donne, il farmacista Mussumeli e il maestro Mancuso, amanti della creatività e dei libri, finiranno per diventare i simboli di una possibile rinascita, di una controtendenza che riesce a imporsi con coraggio e fantasia. Tutti insieme, nel rispetto del testamento spirituale delle Streghe di Lenzavacche, riusciranno a regalare al piccolo Felice, cultura, comunicazione e indipendenza.
Bel libro, da leggere.