Le streghe di Lenzavacche le conosco molto bene. E, anche se il tempo manca, lo trovo ancora, per cercarle, fosse anche solo col pensiero. Perché, se ti hanno preso una volta, non hai scampo: sei perso per sempre... Hanno il naso lungo e occhi scuri di velluto, le mie streghe. Arrivano nel fitto dei boschi, quando questi sono umidi e stillanti. Viaggiano naturalmente di notte, per aria, provenienti dal grande Nord. Lenzavacche esiste e sia stramaledetto chi dice il contrario... Non invenzione di fantasia del giudice/scrittore Simona Lo Iacono che ha intitolato Le streghe di Lenzavacche (e/o, pp. 160, euro 15) (...)
Le storie delle donne - abbandonate, ripudiate, umiliate, perseguitate - Lo Iacono le racconta nei suoi libri, tutti ambientati in una Sicilia tragica, avvelenata da una società ipocrita, corrotta e maschilista. Che, però, alla fine, si salva grazie all'elemento femminile, o ai deboli che non hanno voce, ma sono ricchi di coraggio e fantasia. Qui racconta la storia di una dinastia di streghe buone, le quali, per fuggire a varie ingiustizie e persecuzioni maschili, si rifugiano in una villa di Lenzavacche, vivendo in armonia con la terra e il cielo. Conoscono piante e animali e curano le malattie. Sanno che nulla accade per caso e quindi non fuggono il destino, ma collaborano con pazienza al suo inevitabile compimento. Ogni strega tesse una coperta che sarà terminata nel momento esatto della sua morte e con cui dovrà essere avvolta da cadavere. Così, la giovane strega non evita l'amore, quando questo si presenta sotto le spoglie di un forestiero. Pur sapendo che porterà dolore e morte. E un bambino gravemente disabile. Il quale verrà cresciuto da due donne sole, in un lembo sperduto di Sicilia, nel 1938. Ovvero, in piena mistica fascista, mentre impazza il culto della perfezione fisica. Ci vorranno le streghe (comprese le antenate), per superare brillantemente tutto questo. E anche l'aiuto di un anziano farmacista. (...)
Felice, si chiamerà il piccolo disabile che, grazie all'ingegno, alla forza e ali' amore dei "buoni", otterrà movimento, parola e indipendenza. Anche un maestro giocherà un ruolo essenziale nella sua emancipazione. Un uomo non conformista che le vie del destino hanno condotto in questo lembo dimenticato di Sicilia, in cerca di lavoro e forse anche della propria identità. Assolta la loro missione, secondo l'autrice, molto brava nel tessere la trama complessa di una storia a incastri, costruita con tecnica cinematografica, le streghe di Lenzavacche sarebbero scomparse. Non partecipano alla notte di Walpurga o ai sabba, es- Posso affermare che non è così. Nel fondo più profondo delle cave di Lenzavacche, ovvero in quei valloni stretti e incassati formatisi nei millenni per l'azione erosiva dei fiumi, le streghe arrivano ancora, sotto altra forma e solo per alcuni mesi dell'anno. Noi, che fummo da loro rapiti e restiamo vittime di una evidente sindrome di Stoccolma, le chiamiamo...