Una voce mugghiante e segreta si liberava per consegnarti il proprio messaggio di buon augurio. Le riconoscemmo subito. Dal fondo delle casse. svegliate dal trambusto. ululavano le streghe«. Si intitola "Le streghe di Lenzavacche" il nuovo romanzo di Simona lo lacono (e/o edizioni) - che sarà presentato il 5 marzo a Palazzo Vermexio a Siracusa e il 7 alla Feltrinelli di Catania. relatore Massimo Maugeri con la compagnia teatrale Neon di Monica Felloni e Piero Ristagno -che con una nan-azione densa, poetica, palpitante. appassionante ci conduce nel minuscolo paese siciliano di lenzavacche (»una contrada in territorio di Noto. un nome suggestivo che unisce mare e terra, come la nostra Isola., spiega l'autrice) in cui vivono il piccolo Felice, la madre Rosalba e la nonna Tilde. ultime discendenti di un gruppo di "streghe" del Seicento che erano in realtà un gruppo di mogli abbandonate. donne gravide, figlie reiette o emarginate. riunitesi in una casa ai bordi del paese e bruciate come seguaci del diavolo. Ancora una volta dopo "Effatà". il precedente bellissimo romanzo. la lo lacono - siran1sana. magistrato al Tribunale di Catania, premiata scrittrice di romanzi e racconti, firma di questo quotidiano - scrive di un bambino che combatte una difficoltà: Felice, chiamato così «per ribaltare il destino». è un disabile nell'Italia del fascismo che esalta la forza fisica. «Sento sempre l'esigenza di dar voce a chi, per qualche ragione, non ha la possibilità di esprimersi - spiega -a volte è la Storia a impedire di avere cittadinanza o diritto di appartenenza. I miei personaggi sono gli ultimi della società ma hanno un'opportunità di riscatto, di raggiungere una conquista interiore. Di ribaltare la propria situazione per ottenere una pienezza. Dal primo romanzo racconto sempre queste storie, anche per vocazione professionale: come giudice mi ritrovo a interpretare bisogni. soflerenze, limitazioni». li potere della parola. il bisogno di esprimersi riemerge prepotente anche nella figura del maestro Mancuso. giovane e innamorato della cultura. la cui vicenda. scandita dalle lettera a una zia. si incrocia con quella della singolare famiglia. »E' un incantatore: racconta storie per commuovere ed emozionare. Non vuole fare dei soldati, ma degli esseri pensanti, responsabili. Aiutare i piccoli a trovare la loro vera vocazione«. Anche il bambino »imperfetto« - nato da un amore appassionato. consumato tra i libri, tra la madre e un arrotino di passaggio, il Santo - cerca un piccolo spazio nel mondo.» Tutti si ingegnano per escogitare metodi che possano aiutarlo a trovare movimento. parola. indipendenza, dignità. Rosalba e Tilde non si soffermano sull'imperfezione, per loro è solo un problema da superare. Sono "streghe", sono madri. non si abbattono davanti alle difficoltà«. E' un amore sconfinato e mai scoraggiato per un bimbo »con gli occhi allungati e la fronte bito rzoluta«. »di una innocenza perfetta«. Le madri »sono abituate a leggere i misteri, a sondare i limiti tra il reale e l'irreale. a raccogliere segnali«. scrive nel romanzo la lo lacono. Camomilla e cardamomo per il sonno, aloe e valeriana, per la fantasia. Poi basilico e fiore di ibiscus. passiflora e melissa officinalis. Rosalba e nonne Tilde leggono il libro della natura e per questo sono considerate streghe. »le streghe assurgono a metafora di una diversità male interpretata. un pregiudizio nato dall'apparenza. Sono donne violate, che hanno avuto figli senza essere maritate. o sono figlie diseredate: uniscono le forze in un vincolo di solidarietà fraterna per sopprawivere, per darsi una mano in circostanze difficili«. Donne sole abbandonate, madri tradite o vedove. la condizione delle streghe è quella delle donne di ogni tempo. »E' un romanzo della solitudine e della solidarietà sottolinea l'autrice - vivono un isolamento di natura sociale decretato dalla storia che, come diceva Elsa Morante, è sempre il grande scandalo, un mostro che fagocita i più deboli. la reazione a questa solitudine sta nella forza del vincolo familiare«. »Penso che la normalità è solo questione di postazione, e che varia a seconda della trincea dietro la quale ci acquattiamo». scrive ne "Le streghe di lenzavacche" la lo lacono. «Felice, sua madre. il maestro Mancuso, e il farmacista Mussomeli. amanti della fantasia e dei libri. diventano i simboli di chi va al di là delle apparenze e scommette sulla pietà umana». la prima parte del romanzo è ambientata nel 1938, negli anni dell'obbedienza e delle marce che preparano alla guerra. «Un periodo storico che mi aiuta narrativamente a contrapporre potere e libertà. una visione autoritaria della vita e la libertà delle streghe». Perché questo scontro «dal processo a Gesù». è una «dinamica che attraversa epoche e contesti diversi. Per ribaltare il potere non sempre occorre una rivoluzione sanguinaria, spesso il cambiamento arriva con una rivoluzione del pensiero, di carattere morale e spirituale». Ma provare a cambiare. opporsi al potere può costa- re la vita. Nella seconda parte ci si tuffa nel 600. «nel linguaggio giuridico. nel vecchio modo di rubricare i testamenti, per portare la memoria e pure la presenza di quelle streghe fin dentro la vita di Felice. Mi sono molto divertita a scriverla, è venuta di getto». E' il testamento di Corrada Assennato. prima tra le streghe, redatto nel 1699 a raccontare perché decise di farsi