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L'incantesimo delle civette

Testata: Barbadillo
Data: 1 marzo 2016
URL: http://www.barbadillo.it/53746-libri-lincantesimo-delle-civette-di-amedeo-la-mattina-ancora-un-sogno-fatto-in-sicilia/?utm_campaign=shareaholic&utm_medium=twitter&utm_source=socialnetwork

Si vada per ordine. Alfabetico. E si componga un puzzle

A per Autobiografia. L’estate dei quattordici anni di un giornalista e scrittore tra malinconia, amarezza e giusto un po’ di oleografia.

B per Brancati. La sua donna di bellezza esotica e sensuale, tutta carne, riserbo e “ciàuro” che scuote la polvere dai sensi dei maschi e desta l’eros dei ragazzini di un angolo di Sicilia. La donna come Claudia Cardinale, icona in celluloide dalla carnalità bruna e burrosa di donna mediterranea.

C per libro “Cuore”. Solo per farne il controcanto.

D per Damiani. Regista del cinema impegnato, erede di quel neorealismo che con difficoltà molti film italiani riescono ancora a scrollarsi di dosso. Per fortuna o ahinoi, non importa.

E per Elsa Morante. Per il gioiello di quel romanzo di formazione che è “L’isola di Arturo”. Ragazzini isolani e isolati, sospesi tra radici e sogni del continente, che crescono tra fame, provincialismo, sesso e illegalità. Senza perdere del tutto la purezza. Mai l’epos.

L per Lampedusa. Tomasi di Lampedusa. Del fatalismo di Fabrizio e del succo salmastro dei ricci di Lighea.

M per Marlon Brando. Quello del padrino di cui “ù Signuruzzu” capomafia siciliano è versione comica e surreale.

P per PIF. Il riso amaro della mafia. Raccontare il lato grottesco della mafia, della delinquenza e del sottobosco sociale e politico che l’avalla tra silenzio e connivenze. Raccontare in un cameo lì Boris Giuliano, qui Ninni Cassarà.

Q per Quentin Tarantino. Il regista “pistolero” si trascina tra le colline, la campagna e le case di un paese siciliano con sassate e agguati, qualche testa spaccata, un po’ di sangue da quella testa e una fattispecie di saloon o di emporio di Minnie che è il bar Moka di Partinico.

R come Rivoluzione, del ’68. E in Sicilia cosa ha lasciato, in quanti l’hanno davvero “sentita”? Come d’altronde tutti i grandi fatti epocali. Arrotolati tra le parole, sublimati nell’eros distraente, sprofondati nell’assistenzialismo, seppelliti nell’indugio.

T come Tornatore. Il suo cinema, con la carrellata dei tipi umani davanti al poveraccio di Joe Morelli che vende le stelle hollywoodiane tra i carretti e i muri a secco, col fascio di luce che cattura lo sguardo e l’immaginazione del piccolo Totò al “Cinema Paradiso”, con la passeggiata di Malèna.

V per visionari. Per Danilo Dolci, il Socrate dei poveri, il cui ricordo dovrebbe esser monito e l’impegno esempio. Come la citazione della sua protesta nel 1952 sul letto del bambino morto per fame.

E la S? La S sta per Sciascia. Non è una dimenticanza o una trasgressione dall’alfabeto. E’ il climax di questa ludica e modesta lista. Per Sciascia intanto questo:

“Sciascia è la coscienza critica dei siciliani perbene, è il grillo che parla poco ma svela verità che a noi siciliani danno fastidio”.

Ma insegnamento e pensiero del grande di Racalmuto si trovano sparsi, con sagace intelligenza e scrittura garbata, tra le pagine di “L’incantesimo delle civette” di Amedeo La Mattina (Edizioni e/o 2015). Un libro delizioso e importante che racconta come Partinico tentò di diventare altro e non vi riuscì quell’estate del 1967, quando arriva Damiano Damiani per le riprese del film “Il giorno della civetta”. Mentre riesce a diventare adulto Luca, il giovane protagonista del romanzo, grazie all’innamoramento per la Cardinale, all’antipatia per Franco Nero, alla febbre che gli fa delirare l’atto eroico e alla lettura del romanzo di Sciascia. Un bel tributo alla Sicilia, il libro di Amedeo La Mattina. Bello per lo sguardo- propizio?- delle sue civette. Bello di disincanto. Anzi di incantesimo. A chi leggerà “L’incantesimo delle civette” va il compito di comporre il puzzle.

E va pure un pensiero, in tempi di Orso D’Oro. Merito al cinema, all’arte, alla letteratura, alla cultura se lembi di terra del Sud sono raccontati nella loro verità, che sia la bellezza generosa dell’isola Lampedusa o il candore precario della Partinico di La Mattina.

“Ho sentito che per questa mafia ‹‹Il giorno della civetta›› è un film politico: ma che minchia vuole dire politico? Ah Lù, ma che sta succedendo in questo paese? Eravamo così belli tranquilli, ora è spuntata la mafia, la politica…Sono cose da grandi ma non so come noi ci siamo finiti dentro”

L’autore. Amedeo La Mattina è nato a Palermo e vive a Roma. È stato inviato dell’agenzia Ansa e dal 2000 lavora come giornalista politico presso la redazione romana della Stampa. Nel 2011 ha pubblicato presso Einaudi Mai sono stata tranquilla, sulla vita di Angelica Balabanoff. L’incantesimo delle civette è il suo primo romanzo.

*L’incantesimo delle civette di Amedeo La Mattina (Edizioni e/o 2015)