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http://eurolitnetwork.com/the-ferrante-effect-by-franca-scurti-simpson/

Testata: La casa dei libri
Data: 15 febbraio 2016
URL: http://lacasadeilibri.altervista.org/recensione-vita-degli-elfi-muriel-barbery/

Muriel Barbery, autrice del conosciutissimo romanzo “L’eleganza del riccio”, torna in libreria con una nuova opera: “Vita degli elfi”, il cui titolo allude già ad un racconto fiabesco. Quello narrato in queste pagine, infatti, non è altro che un compendio tra il mondo reale e tangibile e quello fantastico e segreto. Occorre chiarire subito a chi ha già letto altro della Barbery, che questo romanzo viaggia su un filone letterario di tutt’ altra natura, ma di questo ne parleremo in seguito: partiamo dalla trama.

Le protagoniste sono Maria e Clara, due bambine umane, ma con una dote speciale: una sensibilità superiore. Sono in grado di comunicare con la natura, ascoltarla e assecondare le sue necessità. Maria è originaria di un villaggio francese e vive appunto in Borgona. Qui scopre di saper comunicare con la natura. Clara invece vive nelle campagne italiane e, seppur distante materialmente da Maria, le è molto vicina in quanto d’animo: anche lei possiede lo stesso dono, che esprime attraverso il suo genio musicale. “Vita degli elfi” racconta non solo la loro storia, ma anche quella dei mondi paralleli che con le loro doti sanno evocare. Le due bambine diventano l’ unico anello di congiunzione tra il bene ed il male. L’essere umano ormai ha perso la sua sensibilità, ha perso l’armonia con la natura; è così immerso nelle preoccupazioni quotidiane, nell’ egoismo, nel “volere di più”. Solo le due bambine possono ristabilirne l’equilibrio.

In “L’eleganza del riccio” abbiamo conosciuto la Barbery mediante uno stile filosofico – letterale, in cui i filoni narrativi erano perfettamente strutturati. In “Vita degli elfi”, invece, vi sembrerà quasi di non riconoscerla più, innanzitutto a causa del genere fantasy utilizzato, in secondo luogo per la struttura narrativa fatta a “tasselli separati” e in fine per il registro, che diventa ricercato. Una nota positiva di questo romanzo infatti, è proprio l’ottima prosa, studiata nel dettaglio e tendente alla ricerca dell’ eleganza. Le descrizioni sono impeccabili, ma ancor più degni di nota sono i concetti filosofici, che il lettore deve ricercare.

Il “filone filosofico” l’abbiamo visto nascere in Muriel Barbery già con “L’eleganza del riccio”. In quel romanzo la narrativa e la filosofia erano perfettamente fuse e avevano nel romanzo il giusto compendio. In “Vita degli elfi”, il fattore filosofico diventa ancor più presente e, associato al linguaggio aulico, rende in alcuni tratti la lettura un po’ difficoltosa. Il tema trattato, tuttavia, è scelto con cura e lo trovo un tema davvero interessante.

Purtroppo il libro non ha un finale: per trovata editoriale o per scelta dell’ autrice, il libro è stato scisso in due volumi. Pertanto l’unica cosa che possiamo fare è attendere il secondo volume, per sapere come andrà a finire la vicenda. Se siete dei curiosoni dunque, vi consiglio di aspettare a leggerlo.. ahaha :)

Ci “vediamo” al prossimo post! Baci,

Gaia