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Inciampare sugli elfi

Autore: Elisabetta Rasy
Testata: Il Sole 24 Ore
Data: 21 febbraio 2016

«C'è da dire che all'epoca, in quelle campagne in cui si viveva con molta semplicità, c'era una facilità a sfiorare col dito la guancia del divino che veniva dal rapporto quotidiano con nuvole, pietre e grandi albe bagnate che lanciavano sulla terra salve di trasparenze. ln cucina, con lo sguardo nel vuoto, Angèle sorrideva alla visione della piccola sul limitare di quel grazioso boschetto come un'omelia di ghiaccio fresco ...». Eccoci nell'atmosfera trepida e soprattutto nello stile spensieratamente immaginifico (omelia di ghiaccio fresco?) del nuovo romanzo di Muriel Barbery. La quarantasettenne scrittrice francese ci ha messo nove anni per ridarsi alle stampe dopo il successo assolutamente straordinario (cinque milioni di copie vendute nel mondo) di L 'eleganza del riccio e ha deciso di presentarsi di nuovo al mondo con un'opera del tutto differente dalla precedente. Niente sesto arrondissement, niente dolceamara borghesia francese, niente città e niente attualità: siamo in tempi e luoghi fantastici o meglio magici come le due protagoniste, due bambine venute dal mistero. Maria è un'orfana lasciata sulla porta di una fattoria della Borgogna, e amorevolmente cresciuta dal curato e dalle contadine, libera di passare il suo tempo sugli alberi. (...) Intanto tra le brume si muove il popolo degli elfi preoccupato della disarmonia che regna nel mondo. Le bambine, in superiore collegamento tra loro, parteciperanno alla lotta del bene contro il male, che dura duecentocinquanta pagine che spesso fanno rimpiangere la portinaia e gli inquilini del precedente romanzo, perché come si sa i grandi temi non bastano a fare grandi romanzi. Né bastano l'ambizione di mettere insieme uno stile enfatico e arcaicizzante con le virtù salvifiche della natura e dello spirito infantile e femminile. L'eleganza del riccio era un libro facile e convenzionale, ma ben inserito in quel filone di commedia sentimentale agrodolce, che gioca sugli equivoci sociali (i poveri sono colti e comprensivi, i ricchi dei tronfi imbecilli) che soprattutto al cinema in Francia ha dato opere molto ben riuscite, dall'indimenticabile Il gusto degli altri del 2000 ai più recenti Quasi amici o Le donne del 6° piano. Qui altre tradizioni, altri riferimenti (Tolkien? Harry Potter?) che appaiono meno congeniali all'autrice. Di sicuro alla fine del romanzo la vita di una portineria di un banale palazzo cittadino sembra molto più misteriosa e interessante, come del resto ci 11a insegnato una lunga schiera di scrittori da Balzac a Simenon, della brumosa e iniziatica vita degli elfi.