Ho letto un libro intimo, sussurrato. Eppure, leggerlo è stato come ingoiare una lametta. Si intitola “La casa blu” e l'ha scritto Massimiliano Governi.
Affronta il più difficile dei temi: il suicidio assistito, la morte dolce, il fine-vita. E lo narra come un viaggio, come un canto da ascoltare senza pregiudizi. Una prospettiva attraverso cui guardare il mondo con gli occhi di chi parte per non tornare e con gli occhi di chi resta per vivere e comprendere.
Il libro nasce da ore trascorse a indagare i pensieri degli uomini e delle donne che vanno in Svizzera, in Olanda o in Belgio per morire dolcemente.
Persone che non sono sole e non scelgono la morte per disperazione, ma per vivere dignitosamente fino all'ultimo respiro. Persone che accanto hanno familiari con tanta voglia di essere presenti e di comprendere. Persone che accanto hanno l'esperienza piena di empatia dei militanti del Partito Radicale e dell'Associazione Luca Coscioni.
E al termine del viaggio la consapevolezza che quella scelta è l'unica possibile per chi la compie. “La casa blu” è una preghiera e un inno alla vita.