Tamanrasset è in quel punto di Algeria che s'incunea fra Mali e Niger, una roccaforte maomettana che Eric-Emmanuel Schmitt esplorò venticinque anni fa sulle tracce del visconte mistico Charles de Foucauld, della cui morte ricorre ora il centenario. Ll Foucauld aveva costruito La Frégate, cappella che fungeva anche da biblioteca e ufficio, talmente stretta e lunga da sembrare uno scafo; una fregata cristiana, isolata fra le onde di sabbia islamica. Toccato dalla grazia di una conversione repentina, racconta Schmitt, Foucauld aveva fatto voto di povertà ed era andato in Algeria "non per conquistare né per catechizzare ma per vivere coi tuareg e trasmetterci le loro poesie, le loro leggende, le loro leggi e addirittura il primo dizionario della loro lingua" Nel 1916 era stato ucciso dalla pistolettata di un ragazzo di cui era stato benefattore.
"La notte di fuoco" (edizioni e/o) non è un libro su Foucauld; è piuttosto la storia del tentativo di inseguirlo e capirlo, a cominciare dal mistero della morte ingiusta di un uomo cosl giusto: una "cacofonia fra uomini" che aveva portato un giovane a diventare traditore e assassino del proprio benefattore, reiterazione del peccato di Giuda che al giovane Schmitt sembra incarnare il fallimento della nostra specie. All'epoca docente di filosofia a Chambéry, Schmitt era deformato dagli studi "Avevo imparato. Avevo imparato troppo. Avevo unicamente imparato" e le settimane di ricerca sui luoghi di Foucauld lo portarono a ridimensionare gli intellettuali, che "tollerano la fede ma la disprezzano" poiché in Europa "credere significa rimanere arcaici, negare è diventare moderni" al punto da far consistere tutto il progresso "nel non inginocchiarsi". Intuì che gli scienziati "trovano normale che un africano preghi ma si sentono a disagio se a pregare è un europeo, perché ritengono l'europeo superiore all'africano"; quindi preferiscono l'Islam al Cristianesimo, in quanto esotico lo trovano più addomesticabile. Contrasse anche una diffidenza per le vie intellettuali che portano a Dio le tante dimostrazioni della sua esistenza gli sembrano dimostrare soltanto che ciascuna di esse è insufficiente ma si chiese se scambiare il desiderio di Dio per prova della sua esistenza non fosse una deduzione piuttosto che un errore. La domanda su Dio che ciascuno si pone, scrive, è "più di una domanda, è una richiesta, un appello". In fondo, "anche se non è il Suo nome, Dio resta il modo meno bislacco di chiamarLo" Da giovane non credente Schmitt credeva di poter essere persuaso solo dall'evenienza che Dio cercasse l'uomo e non viceversa. Viene accontentato con effetti speciali ai piedi del monte Tahat, dove si smarrisce e disperato precipita in un misto fra l'ascesa al monte Ventoso e un Salmo penitenziale, dove l'introspezione parossistica coincide col sentire la voce di Dio spiegargli che tutto ha un senso ma quel senso va cercato fuori, non dentro la propria gabbia individuale. All'itinerario di ricerca intellettuale deve sostituire l'anelito della Preghiera dell'Abbandono di Foucault "Qualunque cosa Tu faccia di me, Ti ringrazio" Allora, solo e sperduto, si rimette in cammino e lo trasforma in metafora della fede: "O continuo a errare, e morirò credente, o raggiungo il gruppo, e vivrò credente". Ha ventott'anni, come Foucauld il giorno della conversione, ed è neì luoghi che il mistico ha abitato; Foucauld è dunque stato causa, tramite o pretesto della conversione di Sch· mitt, custodita nel cuore per un quarto di secolo e rivelata oggi con questo libro dopo avere sopportato "sia il disorientamento sia il passare del tempo"?
Non importa. Preme chiedersi se non ci sia un fraintendimento sull'identità religiosa di Foucauld. Schmitt lo definisce "marabutto bianco", consapevole che il marabutto sia il santo musulmano il cui beneficio non si limita all'esercizio della retta virtù ma si estende all'influsso di una grazia operante su chì entra in contatto con lw. Lo chiama anche "saggio universale" e questo serve da grimaldello per il lungo epilogo in cui Schmitt sembra quasi scusarsi della propria fede, diluendola nell'argomentazione che "dobbiamo riconoscere e coltivare la nostra ignoranza. E' il prezzo da pagare all'umanesimo pacifico. Solo in nome dell'ignoranza potremo tollerare le credenze che ci di vidono" Chi dice di sapere che Dio esiste (o non esiste) secondo lui sta imbrogliando, un agnosticismo cnstiano, che divida una ragione ignorante da un cuore che intuisce, è dunque la soluzione giusta? Sembrava esserlo anche per Foucauld, quando giovane e ricco aveva provato 11 desiderio di una fede dopo avere frequentato le terre islamiche, e in mancanza di meglio era riparato m una chiesa cattolica di Parigi, Saint-Augustin. Credeva di cercare una fede più vera, eh cui il Cristianesimo fosse solo un passaggio intermedio, ma l'irascibile prelato che lo aveva accolto lo aveva forzato a mettersi in ginocchio e a comunicarsi. Trent'anni dopo Foucauld morl con addosso una tonaca bianca e sul petto un cuore stilizzato da cui sorgeva la croce.