iergiorgio Pulixi, classe 1982, cagliaritano, allievo di Massimo Carlotto, fa parte del collettivo Sabot da questi fondato. Con Edizioni E/O ha pubblicato Perdas de fogu (2008), insieme a Carlotto e ai Sabot, singolarmente Un amore sporco, inserito nel trittico noir Donne a perdere (2010), la saga poliziesca di Biagio Mazzeo iniziata col noir Una brutta storia (2012), proseguita con La notte delle pantere (2014) e Per sempre (2015). Con Rizzoli ha pubblicato Padre Nostro e ancora con E/O L’appuntamento (2014) e Il Canto degli innocenti (2015). Ha collezionato diversi premi letterari.
Piergiorgio, annata ricca questa. Cito soltanto l’inserimento in finale per il premio Scerbanenco e adesso la partecipazione al Crime Writers Festival di New Delhi, che in realtà si terrà a gennaio 2016. Come ti senti? Ti saresti aspettato questa carriera folgorante quando hai iniziato a scrivere?
È stato un anno magico. L’uscita di due libri – Il Canto degli innocenti e Per sempre – peraltro molto diversi l’uno dall’altro, la vittoria di due premi molto importanti come il Premio Glauco Felici e il Premio Franco Fedeli 2015, la finale al Garfagnana in Giallo, lo Scerbanenco, la traduzione negli Stati Uniti, e poi la notizia di essere stato scelto per rappresentare l’Italia al Crime Writers Festival in India… davvero un’emozione dopo l’altra. Mi sento fortunato e desideroso di fare sempre meglio, di migliorare e farmi trovare sempre all’altezza con storie sempre più belle. Devo soprattutto ringraziare lettori e librai perché sono loro gli artefici di questi successi. Il loro affetto e il loro sostegno sono la vera ispirazione.
La notte delle pantere è stato pubblicato in USA, in Canada e nel Regno Unito e proprio questa è l’opera che presenterai al Crime Writers Festival. Si profila anche per altre tue opere una diffusione all’estero?
Lo spero. The night of the panthers è il libro con cui si è deciso di iniziare la traduzione della serie di Biagio Mazzeo. Il progetto era quello di tradurre l’intera serie, e spero che si possa andare avanti. Spero che anche Il Canto degli innocenti e L’appuntamento possano trovare “voce” anche all’estero. Incrociamo le dita.
Il protagonista del tuo ultimo romanzo, Il canto degli innocenti, è un personaggio complesso, il commissario Vito Strega, con un passato pesante, un presente difficile, una rabbia esplosiva da incanalare all’esterno per evitare di implodere. Un uomo con molte sfaccettature, che ama i libri e il jazz, non troppo fortunato con le donne e ossessionato dal lavoro, forse ancor prima ossessionato dal crimine. Un uomo forte e fragile, destinato a conquistare il pubblico femminile (e non solo). Lo vedremo protagonista di altre storie, questo è solo il primo dei Canti del male. Vuoi parlare di questo progetto?
L’idea nasce da una domanda molto semplice: il Male cambia le persone? L’averci a che fare, l’imbattersi nel Male, lascia un qualcosa dentro di noi che ci fa mutare? E se sì, questo processo è più veloce in chi col Male ci ha a che fare tutti i giorni come un poliziotto? Da queste domande è nata l’idea di raccontare questo, l’Odissea di un uomo nel Male. Vito Strega è un poliziotto filosofico, più interessato agli aspetti psicologici e ai lati più intimi e nascosti dell’animo umano. Il suo è un viaggio dentro il male che si nasconde dentro le persone. Vuole capire cosa porta le persone sulla strada dell’omicidio. E il suo passato e questo suo interesse a “capire”, fanno di lui un poliziotto tormentato dal desiderio di fare giustizia per le vittime da cui sembra essere ossessionato. Affronta ogni caso come se fosse un qualcosa di personale. È un investigatore che non riesce a staccare la spina dal suo lavoro, in qualche modo è ossessionato dalla sua incapacità e dall’impossibilità di salvare tutti, e quindi di riflesso cerca di dare tutto ciò che ha per portare un poco di giustizia nel suo mondo caotico, a costo di perdere se stesso.
Il canto degli innocenti ti ha dato diverse soddisfazioni: ti ha portato in finale al premio Scerbanenco, ti ha fruttato il premio Franco Fedeli. Vuoi parlare di quello che significa per te un riconoscimento che nasce nel sindacato di polizia SIULP?
Il Premio Franco Fedeli, questo grande riconoscimento da parte del SIULP è stato davvero un onore immenso. Per uno scrittore di polizieschi essere premiato per la verosimiglianza delle tecniche investigative, per le procedure e la bontà della storia è qualcosa di straordinario. Chi più di una giuria di addetti ai lavori può giudicare un thriller/poliziesco? L’aver vinto questo premio è stato un grandissimo attestato di stima, e mi spinge a dare ancora di più, il massimo, nel descrivere un mestiere bellissimo, ma al tempo stesso difficilissimo come quello degli operatori di polizia giudiziaria. L’essere poi nella Palma d’oro insieme a nomi di Maestri come Camilleri, Lucarelli, De Giovanni, e tanti altri, mi fa davvero tremare i polsi.
Le storie che racconti hanno sempre il crimine al centro, però non hanno tutte la stessa struttura. Però il poliziesco è forse il genere con il quale ti sei cimentato più spesso. C’è una grande differenza tra Biagio Mazzeo e Vito Strega, quasi due poli estremi nella variegata gamma degli investigatori nati dalla fantasia degli scrittori. Quali letture hanno nutrito e ispirato la tua vena poliziesca?
In qualche modo Mazzeo e Strega rappresentano gli antipodi, gli opposti di uno stesso discorso, di uno stesso progetto che è quello di raccontare la società e i suoi peccati attraverso delle storie poliziesche. Mazzeo è un poliziotto corrotto che usa la divisa per i propri scopi, Vito Strega è un commissario integerrimo, che farebbe qualsiasi cosa pur di assicurare la giustizia alle vittime dei casi che segue. Narrativamente parlando, scrivere di due personaggi così diversi, così polarizzati, è davvero interessante, perché mi permette di cambiare totalmente registro quando passo da una serie all’altra, e credo che questo dia anche più freschezza alla mia scrittura. E in qualche modo la serie di Strega, tornando alla domanda iniziale, vuole rispondere al quesito: il Male può cambiare un uomo come Strega fino a farlo diventare come Biagio Mazzeo? Per quanto riguarda le mie letture, la lista sarebbe pressoché infinita: James Lee Burke, Michael Connelly, J.C. Izzo, Massimo Carlotto che è il mio maestro, Carlo Lucarelli, Andrew Vachss, Don Winslow, Renè Fregnì, tutti i classici, e non finirei più, credimi.
Complimenti per i successi e auguri per tutto, Piergiorgio. E grazie per il tuo tempo e le tue risposte.
Grazie mille a voi, e buone feste a te e a tutti i vostri lettori.