Per il suo ritorno in libreria dopo L'eleganza del riccio, Muriel Barbery non ha scelto una via semplice né affrettata. Nove anni di lavoro hanno nutrito Vita degli elfi e l'ambizione letteraria si percepisce a ogni riga. Ispirazioni molteplici attraversano le pagine, da Jules Verne a J.K. Rowling, ma anche Jean Giono e Sylvie Germain, perché l'intreccio mescola natura, arte e magia.
Sotto il comando di Aelius, un elfo diventato malvagio, nuovo avatar del famoso Voldemort, le forze del male vogliono la distruzione del mondo degli uomini. Saranno combattute da Clara e Maria, ragazzine dai grandi poteri, che il mondo elfico ha allevato per instaurare, in guerra, l'alleanza tra gli elfi e gli uomini. Maria, che comanda le nubi, parla agli alberi e agli animali, vive in mezzo ai contadini borgognoni. Clara, giovane pianista prodigio, dagli Abruzzi a Roma, esercita gli incantesimi della musica anche sul lettore.
Muriel Barbery ha composto un inno all'antica complicità tra le mani, lo spirito e la natura. E non è un caso se la battaglia che immagina ha al suo centro il clima. Da un capitolo all'altro il lettore is muove tra Maria e Clara, tra Roma e la fattoria di Combes. Molti personaggi, uno più straordinario dell'altro circondano le due maghe. Ci sono saperi ancestrali, visioni, miracoli, trombe, turbini opachi, animali fantastici, misteri, profezie, contemplazioni. Tutto è vibrante, sacro, ineffabile, mitico, infinito. E' il rimprovero che si potrebbe fare a Muriel Barbery: tutto è esagerato e il libro è pieno di paroloni. Ma is può parlare di magia senza farla? L'autrice, lo si intuisce, le tenta tutte perché il suo lettore veda e creda. Sfida e valanga letteraria, il libro è fitto come una foresta che sembra far barriera alla lettura, Muriel Barbery si è assunta la responsabilità di fare tutto ciò che un editore sconsiglierebbe: frasi sopra le righe, grandi formule, retorica dell'insondabile e dell'inenarrabile. Si va avanti di perla in perla, alcune magnifiche, altre troppo arzigogolate. E' quasi impossibile tirare il fiato. E tuttavia l'incantesimo fa effetto. E' il contrario dell'economia di mezzi: il massimo dell'accumulo, del lirismo deliberato, qualcosa che è difficile da scrivere e pesante da leggere. Questo è un libro che si può ammirare e detestare allo stesso tempo.