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Muriel Barbery, Estasi culinarie

Autore: Cinzia Bomoli
Testata: Satisfiction
Data: 15 febbraio 2009

L’estasi che nella traduzione italiana accompagna il titolo, inizialmente avvinghia le papille gustative, poi le titilla, ma via via te le smonta, proprio come succede alla panna nello sbatterla troppo. La Barbery ci elenca piatti che a prepararli i cuochi ci hanno impiegato ore, eppur – “vi adoro amabili tegami, ma adesso non sto cercando voi!” – è come se spingesse il lettore a ricercare sapori semplici e già a portata di mano. Roba che se ne sta comoda nella dispensa e non necessita troppi giri di forchetta. Ed è quello che fa anche col protagonista di questa vicenda: un critico gastronomico che seppur ne ha annusate di tutti i colori cerca il gusto perduto della sua adolescenza. Questa storia ricorda qualcosa? Vi aiuto: è un cartone animato. Ambientato a Parigi. La scena più toccante era quella che riguardava il critico gastronomico… Lo ritroviamo qui. Là era ancora solamente magro e seduto ad un tavolo triste, qui sta già a letto e in punto di morte. Gli sceneggiatori di Ratatouille, questo libro della Barbery (là uscito nel 2001) se lo son letto. Sicuro. Un turbinio di “comparse” aspettano la morte insieme del nostro Arthens. Dall’amante “storica” che ancora lo rimpiange, alla moglie che ancora lo ama, al gatto, l’unico che accarezzava volentieri, ai figli pieni di astio verso un padre affettivamente già morto quando sono nati, alla portinaia che ne ha accompagnato gli andirivieni (quella che poi è diventata la protagonista de L’eleganza del riccio), a Parquet la cuoca prediletta pronta ad elargirgli piatti e chiappe con la stessa passione e riverenza, fino addirittura alla barbona relegata all’angolo di strada che lo vedeva passare e lo giudicava “fatto della sua stessa pasta”. Qual è il sapore dimenticato, dunque? Quello che in punto di morte, gli fa sembrare tutta l’esistenza inutile? Ce lo dice, ma a quel punto il libro finisce e noi avremmo voluto di no.