Il romanzo, di oltre cinquecento dense pagine, è ambientato nella Bordeaux del secondo dopoguerra. Città portuale, Bordeaux, con il suo fitto sottobosco di piccoli e grandi criminali ed intrallazzatori. Qui si intrecciano le cupe vicende che vedono coinvolto il corrotto Commissario Darlac, già collaborazionista negli anni della guerra, Jean, sopravvissuto ai campi di sterminio in cui ha perso la moglie Olga e desideroso di vendetta, ed il figlio di quest’ultimo, Daniel, che ritroverà il padre, in modo drammatico, alla fine del romanzo.
Più storie, quindi, condotte con maestria su piani diversi e con tecniche diverse, destinate ad incontrarsi.
Sullo sfondo, le rovine, non solo fisiche, della guerra da poco conclusa, su cui si innesta un’altra vicenda bellica, quella condotta dagli occupanti francesi nell’Algeria che lotta per la propria indipendenza.
Guerra anch’essa crudele, ed alla fine inutile, come tutte le guerre.
L’autore dimostra grande abilità nel condurre sia le molte scene d’azione, sia l’accurata introspezione psicologica dei personaggi principali, ma anche dei tanti altri che popolano il romanzo.
Grande e cupo fascino nelle molte descrizioni degli ambienti esterni, in cui pare di sentire il salmastro del non lontano Atlantico e le sirene dei cargo ormeggiati nell’estuario, che quando si alza la marea sembrano troneggiare sulle case circostanti e sugli sterminati magazzini del vino.
Un noir triste ed intenso, ambientato per lo più negli angiporti e nei bassifondi della città, tra figure equivoche e pensioni di infimo ordine, e con cui l’autore sembra dirci, nonostante il titolo, che le guerre, per gli strascichi ed i rancori che lasciano nell’animo umano, non finiscono mai.
Per lettori che in un libro non cercano solo qualche ora di evasione.