Il matrimonio omosessuale è un tributo d'amore alla famiglia tradizionale, non un attacco a essa. Esso aggiunge, non toglie.
Ho sempre avuto un approccio laico rispetto al matrimonio egualitario: essendo agnostica, ho sempre pensato al diritto di tutti di scegliere se sposarsi o meno, a prescindere dall'orientamento sessuale, come qualcosa di lontano dalla religione. Sì, non ho tralasciato che gli omosessuali cattolici potessero avere la necessità di consolidare le loro promesse davanti a Dio, ma non riuscendo, in Italia, a raggiungere nemmeno il traguardo del matrimonio civile per persone dello stesso sesso, credevo che in un certo senso ci si potesse accontentare. Se la Chiesa non accetta, mi son sempre detta, avrà le sue buone ragioni, ma non posso tollerare che uno stato (apparentemente) laico continui a tergiversare su una questione di tale importanza.
E' per questo motivo che, quando seppi dell'uscita di Lettera di un omosessuale alla Chiesa di Roma di Eduardo Savarese, decisi subito che lo avrei letto: il punto di vista di un cattolico, che vorrebbe un sì dalla sua Chiesa e non solo dal suo Stato, non poteva che arricchirmi.
Divorato in poche ore, questo libro mi ha conquistata e ho deciso di parlarne sul mio blog per consigliarne a tutti la lettura, che siate a favore o contro il matrimonio egualitario, che siate credenti o meno.
Molto interessante tutto il discorso relativo al fatto che l'amore omosessuale sia assolutamente naturale, a dispetto di quel che solitamente i più tradizionalisti credono, così come è altrettanto interessante l'idea per cui la tradizione non va snobbata o abolita ma più semplicemente condotta verso un cambiamento, che è naturale. Quel che però mi ha maggiormente trascinata tra le pagine è l'emozione di un credente che non può accettare che la sua Chiesa non benedica le coppie dello stesso sesso:
Non è più sopportabile sentir dire che la Chiesa non scaccia nessuno, non giudica nessuno, che tutti accoglie e tutto perdona. Non è più sopportabile perché presuppone che l'omosessuale, in quanto tale (e cioè come colui/colei che vive attivamente il suo orientamento sessuale ed esistenziale), sia "male", un male da accogliere per redimerlo.
Ci sono molti punti condivisibili: dall'amore tra persone dello stesso sesso e il suo essere naturale, al dicorso sui figli, dalla teoria del genere all'attacco alla famiglia tradizionale, ma vi invito a leggerli direttamente dalle parole dell'autore, sicuramente più esplicative di qualsiasi mio racconto. Pertanto mi voglio ancora soffermare su quanto questo libro sia commuovente, anche per un'agnostica come me.
Al termine della lettura riflettevo anche sul mio approccio con la religione e la Chiesa: negli anni me ne sono allontanata anche per le contraddizioni che ho riscontrato in quel mondo fatto di potere e intrighi, tanto quanto nella politica. Eppure, meditavo stamattina, quando vedo il potere e l'utilizzo della paura come strumento per esercitare questo potere, negli Stati del mondo, mi indigno e mi dico che bisogna far qualcosa, anche nel proprio piccolo, pur nella propria impotenza, per cambiare ciò che c'è di negativo su questa Terra. Non auspico all'anarchia, vedendo uno Stato che non funziona, vorrei semplicemente che il mondo funzionasse meglio, vorrei una politica buona e in cui poter credere. E allora perché non è avvenuto lo stesso per la Chiesa? Evidentemente il mio allontanamento è andato di pari passo con la maturazione di altre consapevolezze, che han fatto sì che non sentissi la necessità di cambiare da dentro qualcosa che alla fine non mi stava a cuore. Quel che invece vuole Savarese è proprio un cambiamento all'interno di ciò in cui crede: giustamente credendo in Dio e nella Chiesa, vuole che avvenga un'evoluzione, che le contraddizioni facciano spazio al vero messaggio cristiano.
Tutto questo per dire che, non solo mi auguro che il libro di Savarese venga letto da molti ecclesiastici, da molti cattolici trincerati dietro le loro convinzioni bigotte, per far sì che finalmente tutti abbiano la possibilità di coronare il loro sogno d'amore, ma oserei addirittura sperare che la Chiesa lo consigliasse, perché il messaggio dell'autore non ruota solo alla richiesta di un diritto civile e religioso, ma è anche un pensiero ricco di amore spirituale e pieno di speranza. Savarese ha avuto la fortuna di incontrare ecclesiastici che lo hanno segnato in maniera positiva e, dal libro ne esce senz'altro un bel dipinto, utilissimo per chi ha la necessità di essere guidato spiritualmente e invece si sente respinto da una Chiesa che non lo comprende e non lo accoglie.
Vorrei che la Chiesa smettesse di avere paura dell'uomo e della sua libertà.
Il mio approccio all'argomento continuerà a rimanere laico, ma leggere un punto di vista differente non può non avermi segnata positivamente.
Bellissimo libro (tra l'altro, scritto meravigliosamente): leggetelo!