È da giugno che mi porto dietro questo libro, ovvero da quando ho avuto l'opportunità di ascoltare Massimo Torre alla giornata di #nonsolosòle, e ammetto che, nonostante questo libro fosse in circolazione dal 2014, non lo conoscevo proprio. Lo so, lo so, anche altri altro mi hanno detto che ho trascurato una parte molto importante e ben fatta del catalogo E/O -tipo i libri di Paolo Foschi che ho in giro per casa e ancora non ho letto ma ho promesso di farlo-, ma non è facile star dietro a tutto, ecco! Comunque è stata una bella sorpresa leggerlo, visto che è un libro scorrevole, divertente e che, mentre ti strappa una risata, ti rifila in maniera elegante e discreta un sacco di verità. Il problema occorso la scorsa settimana è che, in particolare in questo caso, mi trovo a dover scegliere se raccontarvi tutte le verità nascoste o lasciarvele scoprire da soli. Vedremo come andrà in questo resoconto e lo scoprirò anche io con voi...
Siamo nella Napoli di oggi al rione Sanità dove è da poco tornato un figlio di questo quartiere, Puccio D'Aniello, che ha vissuto per lungo tempo all'estero e dove comparirà un personaggio abbastanza misterioso che si metterà a sconvolgere gli affari del clan che spadroneggia sugli abitanti. Questo "tipo" usa combattere e mettere alla berlina gli uomini del clan con abili mosse di arti marziali e con battute e balletti canzonatori vestito da Pulcinella. Già dall'inizio, al suo primo scontro, si rivela un vero osso duro che mette alla berlina la famiglia portando il figlio degli Sparaco completamente nudo nella piazza del mercato. Questo atto mette in dubbio il potere che il clan può esercitare a La Sanità e la rende "conquistabile" da altri gruppi di stampo camorristico che aspettano da tempo il momento giusto. In più, tanto per evitare che ci annoiamo c'è un lato nascosto e buio dei traffici degli Sparaco che non è conosciuto praticamente da nessuno, nemmeno del gruppo dei più vicini al capofamiglia. Interessi più grandi attendono con ansia che Sparaco faccia la sua parte e guardano con attenzione anche chi sembra mettergli i bastoni in mezzo alle ruote anche se non ha ben capito ancora che cosa si muove nell'ombra.
Riuscirà il nostro eroe?
E' una trama abbastanza complessa anche se all'apparenza sembra abbastanza semplice e, tanto per dare un tocco di veridicità, Massimo Torre, ci inserisce spaccati della vita quotidiana del rione e anche un po' di informazioni su come si vive nei quartieri come La Sanità. Giust'appunto lunedì si parlava, al gruppo di lettura di cui vi parlerò in dettaglio in un altro post, di come si vive a Napoli e mi sono trovata a dire che tra la realtà e il romanzo molto spesso, su Napoli e Terra di Lavoro, non ci passa un mare, ma proprio un oceano. Il problema principale è che questa realtà vive di "sfumature" che sono quelle che, di un racconto, un report o un documentario, si dimenticano più facilmente. Ecco, del mondo autonomo e non più di passaggio di questo rione descritto da Torre, io trovo tutti quegli elementi che permetterebbero a tutti di capire "che cos'è la camorra" e "che cos'è lo stato" e chi è "chi sta in mezzo" a tutto questo.
Ma attenzione! Questo non è un libro di camorra, di denuncia o altro! Come già spiegato tante volte quando ci si avvicina a questi scritti bisogna capire che la corrente letteraria campana contemporanea si è per la maggior parte ispirata alla propria realtà e se, nel proprio vissuto comune, c'è anche la camorra allora ne parla come sarebbe impossibile parlare del Quartiere di Porta Genova a Milano senza parlare della parte più famosa ovvero i Navigli.
Allora è una cosa serissima e pesantissima? In effetti no, anzi devo ammettere di essermi fatta ricche e grasse risate mentre lo leggevo, facendo anche un paio di figuracce perché stavo leggendo mentre camminavo e, chi mi stava accanto, mi ha preso un po' per scema. Il punto è che si alternano situazioni di pericolo ad altre che sembrano un po' paradossali. Ma l'impianto regge: da un lato perché gli attimi "folkloristici" servono a smorzare le situazioni più tese e a preparare le successive. Ad aiutare queste situazioni di cuscinetto ci sono anche gli spaccati di vita del quartiere come i mercati, la gente che passa, la chiesa vuota dove un parroco si scaglia contro la camorra, la gente che apre la porta del negozio del "tuttaio" per chiedere che cos'è "tuttaio" e via dicendo. Ma che cos'è un tuttaio? Ce lo spiega proprio Puccio, ovvero è colui che ripara sempre tutto con un prezzo modico. Inutile dire che in questo quartiere povero, uno come lui, serve proprio come il pane!
Nel tempo ho recensito parecchi libri che parlano della Napoli contemporanea e questo si inserisce nella lista in maniera perfetta. Se, parlando di romanzi gialli, "Fuoco su Napoli" è la lirica spiegazione, con una visione molto ampia, della Napoli di oggi, "Rosso Caldo" è quel romanzo giallo che mette in comunicazione la teoria ampia di Cappuccio del "rapporto della città con i fantasmi" portandola nella vita pratica quella di ogni giorno in cui vivi e morti si interfacciano e si sussurrano con la gente vera, Massimo Torre, con il suo "Chi ha paura di Pulcinella?", diventa cicerone dei vicoli che, seppur non dimenticando il loro rapporto con chi c'è stato e ora non c'è più, sopravvivono con malinconica ironia in una vita di stenti e fingendo di essere morti per non incappare nelle maglie della camorra. Pulcinella quindi diviene non solo l'immagine di un cambiamento e di una rivoluzione ma soprattutto anelito di "libertà". E questa parola, all'interno del rione, assume significati differenti dall'usuale e toglie dalle spalle di chi vi abita il peso della diffidenza: si può tornare in chiesa, si può ricominciare a desiderare, si può anche sorridere senza per questo dover abbandonare il luogo in cui si è vissuto per anni. L'isolamento creato dai francesi cesserebbe il suo peso e la mancanza di interferenze nei commerci favorirebbe il rifiorire di un'economia ammazzata dalla gestione mafiosa delle varie organizzazioni che insistono sul territorio.
La parte forse più pregevole e degna di nota in questo romanzo è lo spazio dedicato ad una riflessione che, seppur non messa troppo in risalto, coglie mirabilmente il punto cruciale che impedisce un cambiamento e un allontanamento dei traffici camorristici da Napoli ed è inserito in una serie di riflessioni che pongono a confronto le due visioni della gestione statale della giustizia. Sono messe in bocca ai due rappresentanti della giustizia in questa storia. Da un lato c'è un commissario che danni vede morire la gente e non ha le prove per incastrare il clan: lui vede in Pulcinella l'opportunità di riscatto, per poter finalmente sgominare la banda e restituire la libertà al rione.
Dall'altro c'è il prefetto che da un punto di vista più ampio fa un'altra serie di ragionamenti vedendo in Pulcinella un sobillatore di masse. In fondo "chi lascia la strada vecchia per quella nuova, sa quel lascia ma non quel che trova" e in questa riflessione c'è una grande verità. In Campania ci sono così tanti gruppi di stampo mafioso che, se ne cancelli uno, ce ne sono molti altri che si contenderanno lo spazio appena liberato. Quindi seppur difficilmente condivisibile il "mal comune, mezzo gaudio" del nostro prefetto, ragionandoci a mente fredda, e con in mano tutte le variabili della storia, anche lui non ha tutti i torti.
Ma l'autore ha ben presente da che parte stare, e il suo punto di vista arriva forte e chiaro, ma dovete scoprirlo da soli!
Veramente un bel romanzo giallo, con le giuste punte di tensione, accattivanti momenti ironici, è scorrevole, ben scritto e ha una storia che regge perfettamente con una vicenda auto-conclusiva che lascia una piccola traccia a fare da anticipazione al secondo di quattro libri che è uscito recentemente sempre con lo stesso editore.
Un libro veramente consigliato a tutti,
buone letture,
Simona Scravaglieri