La bielorussa Svetlana Aleksievič ha vinto il premio Nobel per la Letteratura, quattordicesima donna e prima giornalista a ricevere l’ambito riconoscimento. L’Accademia di Svezia giustifica il merito dell’autrice “per la sua scrittura polifonica, un monumento alla sofferenza e al coraggio nel nostro tempo”. E se la scrittura “polifonica” non può che rimandarci alla grandezza russa di Dostoevskij, per Aleksievič il termine assume tutta la carica e il coraggio della testimonianza, di un giornalismo che fa inchiesta riflettendo e mostrando senza reticenze il dolore che si accompagna ad alcuni dei grandi eventi che hanno segnato la storia dei paesi ex sovietici.
In attesa dell’arrivo in Italia del suo primo testo mai tradotto nel nostro paese, La guerra non ha un volto di donna, ecco tre testi per scoprire la forza della singolare narrativa di Svetlana Aleksievič .
Preghiera per Černobyl
Undici anni dopo il 26 aprile 1986, Svetlana Aleksievič racconta l’esplosione del reattore nucleare 4 a Černobyl. O meglio, racconta quello che è successo dopo l’esplosione, il disastro incommensurabile che oltre il numero delle vittime e degli evacuati ha investito le vite di chi è stato toccato più direttamente dall’incidente. Il libro, che in Italia è stato pubblicato nel 2002 da E/O, è stato il primo testp dell’autrice tradotto in italiano, e già mostra con evidenza il tipo di giornalismo impegnato, partecipativo, spietato nel lasciare che lo scandalo della storia si narri da sé attraverso la voce dei suoi protagonisti tragici.
La “Preghiera per Chernobyl” è quella mormorata da Valentina Panasevich, la vedova di uno degli operai morti in seguito ai lavori sul reattore esploso: “nessuno sapeva che cosa vuol dire Chernobyl. Si scriveva tanto su questo argomento, ma siamo stati noi per primi a scoprire l’aspetto più orribile.” Insieme a lei, tutte le vittime della storia che danno voce a un dolore incomunicabile, di cui anche solo brevi immagini sono dono e condanna.
Ragazzi di zinco
Scritto prima di Preghiera per Černobyl e disponibile in Italia sempre grazie a e/o, Ragazzi di zinco torna ad indagare in presa diretta un avvenimento lacerante per la storia russa. Questa volta il capitolo dura un decennio, dal 1979 al 1989, e coincide con la guerra in Afghanistan combattuta da parte dell’URSS per mano di ragazzini imberbi. I testimoni del loro dolore sono le madri, le spose e le famiglie di questi soldati spesso poco più che bambini che nella maggior parte dei casi tornavano a casa dentro bare di zinco.
I racconti dei protagonisti denunciano la disumanità della guerra e l’ipocrisia del regime che mascherava con la propaganda una realtà raccapricciante fatta di massacri di innocenti, torture, malattie riemerse dal passato, farmaci creati per inibire la mente e spingere i soldati alle uccisioni indiscriminate.
Tempo di seconda mano. La vita in Russia dopo il crollo del comunismo
L’ultimo lavoro di Aleksievič pubblicato in Italia è comparso nel 2014 per i tipi di Bompiani. Un testo di dimensioni monumentali frutto di tredici anni di ricerche e interviste, per raccontare la vita nell’ex URSS dopo il crollo delle illusioni sovietiche. I protagonisti e narratori di questa grandiosa storia collettiva si situano su coordinate spazio-temporali molto distanti, che riconnesse compongono il tessuto vastissimo di un impero ormai dissolto ma che continua a far sentire il peso della sua esistenza. Il ricordo sovietico non vive solo nella mente e nelle parole di chi ha dovuto servire, combattere e perdere figli per il regime, ma anche nelle idee delle nuove generazioni che, immemori del periodo che precede gli anni Novanta, non sono immuni al fascino e all’attrazione che l’homo sovieticus è tornato ad esercitare anche grazie ai recenti protagonisti politici. Aleksievič e i suoi protagonisti svelano l’illusione che il comunismo sia crollato su sé stesso senza lasciare tracce: senza nuove coordinate a cui riferirsi, quello che gli succede è solo un tempo di seconda mano.
Preghiera per Černobyl, trad. di Sergio Rapetti, E/O, pp. 304
Ragazzi di zinco, trad. di Segio Rapetti, E/O, pp. 316
Tempo di seconda mano. La vita in Russia dopo il crollo del comunismo, trad. di Nadia Cicognini e Sergio Rapetti, Bompiani, pp. 784