Il Premio Nobel per la letteratura numero 114 vinto dalla saggista e scrittrice Svetlana Aleksievic porta una conferma e una sorpresa. La conferma è che, anche questa volta, non ha vinto Philip Roth, lo scrittore americano autore dei capolavori Pastorale americana, Ho sposato un comunista, Lamento di Portnoy (tutta la sua opera è pubblicata da Einaudi): succede da così tanti anni che Roth sia considerato tra i favoriti senza mai salire sul podio da essere considerato ad honerem l’eterno secondo. Come ha scritto Wired Italia è diventato “il Leonardo DiCaprio della letteratura”: entrambi sono dei giganti di bravura, piacciono a tutti, ma l’Accademia di Svezia per il Nobel e Academy of Motion Picture Arts and Sciences per gli Oscar li snobbano: chissà perché.
La sorpresa, invece, è proprio lei la vincitrice Svetlana Aleksievic, metà ucraina e metà bielorussa, che nei suoi libri raccontato la tragedia nucleare, la guerra in Afghanistan, il trauma e il dramma collettivo del crollo dell’Unione Sovietica intervistando da centinaia centinaia di persone. Ecco perché la motivazione del Nobel 2015 cita la sua «opera polifonica, un monumento al coraggio e al dolore della contemporaneità». Il suo ultimo Tempo di seconda mano. La vita in Russia dopo il crollo del comunismo è pubblicato da Bompiani, ma ad importarla in Italia è stata la casa editrice e/o che nel 2003 pubblicò il suo Ragazzi di Zinco, poi Preghiera per Cernobyl e Incantanti dalla morte.
A Sandra Ferri, fondatrice e proprietaria con il marito Sandro della casa editrice e/o che ha, tra i suoi autori di punta Elena Ferrante e Massimo Carlotto, abbiamo fatto qualche domanda per capire chi è Svetlana Aleksievic e scoprire che pure loro non se l’aspettavano proprio.
Siete sorpresi da questo Nobel?
Oggi eravamo davanti al computer per l’annuncio in diretta e mio marito Sandro ha detto poco prima: sarà lei. E io dentro di me: ma figurati…E invece, eccoci qui a festeggiare.
Però i book maker la davano tra le più probabili.
Anche l’anno scorso e, anzi, eravamo piuttosto sicuri che fosse lei, poi niente. Dunque, non ci fidavamo dei pronostici. Invece un nostro amico ci ha creduto e ha vinto cinquanta sterline.
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Se dovesse raccontare ad un’amica chi è Svetlana Aleksievic e perché va letta come la introdurrebbe?
È una voce che raccoglie tante altre voci. Narra i fatti storici non da giornalista o da saggista, da grande scrittrice. Riesce a far sentire vive e vicine persone vissute in un tempo ormai dimenticato e in un paese, l’Unione Sovietica, che come tale non esiste più. Ha intervistato centinaia di persone per ogni libro e nei suoi libri sono queste le voci che sentiamo.
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Voi come avete conosciuto la sua opera?
La sua agente ce ne parlò alla Fiera dei libri di Francoforte. Appena letto il primo libro in francese ci siamo innamorati e da lì è cominciata la traduzione.
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Per chi non l’ha mai letta da dove ci consiglia di iniziare?
Da Preghiera per Cernobyl.
Ripubblicate qualcosa?
Non abbiamo mai smesso di pubblicare i suoi libri. Preghiera per Cernobyl e Ragazzi di zinco, sulla guerra in Afghanistan, sono nei tascabili. Faremo sicuramente delle ristampe e penso che prestissimo saranno in libreria. Già ce li stanno già chiedendo da ogni parte d’Italia.