Il riconoscimento alla scrittrice per la «polifonica scrittura nel raccontare
un monumento alla sofferenza e al coraggio dei nostri tempi»
Il premio Nobel 2015 per la Letteratura è stato assegnato alla scrittrice e giornalista bielorussa Svetlana Aleksievic. L’Accademia Reale Svedese l’ha scelta per la «sua polifonica scrittura nel raccontare un monumento alla sofferenza e al coraggio dei nostri tempi». «Fantastico» è stato il suo primo commento, ha detto Sara Danius, neo segretario permanente dell’Accademia. Poi, in una breve telefonata con lil network Stv ha ringraziato la Svezia perché «capisce il dolore russo».
Cronista dell’Urss
«La nostra è una cultura del racconto» ha ripetuto spesso Svetlana Aleksievic e infatti le sue opere, tradotte in oltre venti lingue, sono racconti corali che attraversano la vita di varie generazioni di sovietici.Voci riportate cercando di non sovrapporsi, con una sorta di distacco che ne conserva la genuinità. Se La guerra non ha un volto di donna (di cui Elisabetta Sgarbi ha annunciato la prossima pubblicazione da Bompiani) è dedicato alle donne sovietiche al fronte nella Seconda guerra mondiale, in Ragazzi di zinco (edito in Italia da e/o) la scrittrice ha raccontato la guerra russa in Afghanistan con gli occhi dei reduci sovietici e delle madri dei caduti. Il libro viene accusato di disfattismo e la scrittrice, portata in tribunale, viene salvata dalla mobilitazione di intellettuali e organizzazioni per i diritti umani. In Incantati dalla morte (e/o) , pietra tombale sull’utopia sovietica, il tema sono i suicidi in seguito al crollo dell’Urss . Il suo libro più celebre è però Preghiera per Chernobyl (e/o) con decine di interviste alle vittime della tragedia nucleare.
L’opera
Sono piccole storie di piccoli uomini anche quelle che Aleksievic, racconta in Tempo di seconda mano, l’ultimo libro appena pubblicato in Italia da Bompiani, imponente affresco della quotidianità dopo la dissoluzione dell’Urss, vera e propria summa di trent’anni di lavoro, con decine di protagonisti chiamati a parlare: contadini, operai, studenti, intellettuali . Nata nel 1948, Aleksievic si è laureata in giornalismo presso l’Università di Minsk, ha lavorato per varie testate giornalistiche prima di dedicarsi ai grandi reportage . Al Festivaletteratura di Mantova, dove a settembre è stata ospite (la rassegna mantovana conferma la sua vocazione da talent scout), ha invitato ad avere fiducia nelle parole sempre e nonostante tutto, anche in Russia dove, ha detto, «il fallimento del rinnovamento promesso dalla perestrojka gioca ancora un ruolo rilevante». Libertà è la parola che cita più spesso. L’ha fatto anche ieri, quando l e hanno chiesto che cosa farà della ricca borsa del Nobel: «Non ci ho ancora pensato. Comunque i soldi li uso in un solo modo, compro la libertà».
Le prime parole
«Mi sono subito sentita circondata da grandi ombre, come Bunin o Pasternak, è un sentimento da un lato fantastico e dall’altro inquietante» ha detto la scrittrice commentando il premio (l’annuncio è arrivato mentre stava stirando) . Nel pomeriggio la conferenza stampa a Minsk in cui ha denunciato di essere boicottata dal potere bielorusso: «Fanno finta che io non ci sia, non pubblicano i miei libri, non posso fare discorsi da nessuna parte, non mi ricordo che la tv bielorussa mi abbia fatto una chiamata, neppure il presidente bielorusso». Poi ha aggiunto:« Mi piace il mondo russo della letteratura e della scienza ma non rispetto il mondo russo di Putin e di Stalin». Aleksievic ha detto di non considerarsi una barricadera ma «i tempi ci trascinano verso le barricate perché quello che sta avvenendo è vergognoso». Ha definito l’intervento russo in Ucraina «un’occupazione, un’invasione straniera» e ha spiegato che probabilmente non voterà alle presidenziali di domenica prossima, dove Lukashenko si presenta per un quinto mandato, ma che se dovesse farlo darà la sua preferenza alla candidata dell’opposizione Titiana Karatkevich.