PREMESSA
Le avevano insegnato:
che l’istinto di sopravvivenza è una delle poche costanti
della fisica;
che le fragole danno sfizio e allergia;
che un uomo non può essere una donna e viceversa e che
comunque vada è meglio non si concedano senza freni all’esistenza;
che le ossa si piegano solo per carenza di calcio e non per
mancanze della prima età;
che una guerra può essere buona o cattiva;
che è possibile abituarsi al sapore dell’uovo crudo;
che la malerba non muore;
che i soldi preparano il letto alla felicità;
che i figli sono tutti uguali;
che chi è morto giace e chi è vivo eccetera;
che l’amour è l’amour – questa proprio non l’aveva capita;
che Ulisse prima o poi torna – cosa farsene di un ritorno
tardivo poi non si sa;
che non bisogna scodellarla in palcoscenico;
che le distruzioni di popoli interi per via biologica sono una
risposta recente;
che il saio è savio;
che esagerare fa venire l’herpes;
che l’educazione educata argina il danno – prego, passi pri –
ma lei;
che gli antibiotici fanno bene e che il latte bevuto a digiuno
sconfigge l’amianto;
che l’ordine della convivenza civile mette al riparo dagli
intrighi familiari e internazionali – e che comunque dipende;
che la tigre di Salgari fa finta di morire per dovere di co –
pione;
che non si ruba;
che non si rubano pezzi di vita propri e altrui;
che la malaria è soltanto roba di zanzare;
che non si mente;
che si mente per legittima difesa;
che le gambe vanno aperte solo per amore;
che il progresso non gira la testa per tornare indietro, veloce;
che pure la scienza va sempre dritto;
che non basta nascere una volta sola;
che gli uomini smarriscono la superbia negli anni;
che due rette, solo in teoria parallele, non s’incontrano mai.
Che vivere vale la pena.
Quando vide i binari del tram incrociarsi proprio davanti
alla casa dove era cominciato tutto, si disse che le rette s’incontrano
eccome e che quindi anche le altre informazioni potevano
essere difettose.
Salvò solo Che vivere vale la pena e promise.
Da qua la storia di due rette, Ena e Maria Antonia, che a un
certo punto s’incontrano*.
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* Le “due rette” sono la storia dal 1940 al 1960 di una madre da giovane,
Maria Antonia (1918-1998), e di sua figlia Ena (1960-2040) da vecchia.
La narrazione procede a capitoli alternati tra storia e claustrofobia.
Il racconto della madre da giovane è il ricordo della figlia da vecchia, og –
gettivato ormai in storia.
Le contraddizioni cronologiche e non degli accadimenti sono da riferire
agli aggiustamenti di ogni memoria e di ogni dimenticanza. (N.d.A.)