Uno, nessuno e centomila Sudafrica
Autore: Carlo Baroni
Testata: Corriere della Sera
Data: 17 agosto 2015
A volte il mondo ti si rovescia addosso senza chiederti il permesso. Come risvegliarsi in una casa che non riconosci. Però ci devi vivere perché non c?è un altro posto dove stare. Sono cose che l?ispettore Benny Griessel conosce bene da almeno vent?anni. Da quando il «suo» Sudafrica ha deciso di finirla con il bianco e il nero.Lui lavora per la polizia di Città del Capo ed è il protagonista di Cobra (edizioni e/o), il nuovo thriller di Deon Meyer. Scrittore della minoranza afrikaner. Un bianco, appunto. Niente a che vedere con i grandi del suo Paese: Gordimer, Coetzee e Brink, per esempio. Ma l?inquietudine è la stessa. Quella di un uomo (qui scrittore e poliziotto si confondono) che fa a pugni con l?esistenza. E due volte su tre finisce al tappeto. E l?altra rinuncia a combattere. Senza sapere che non potrà mai uscire dal ring.Attorno c?è un Sudafrica bellissimo e tragico. Lui ne fa parte anche se, qualche volta, si sente respinto. È il senso di colpa che viene su come l?ultimo whisky di troppo. Griessel (e Meyer) sono dei perdenti secondo il parametro dei superficiali. Una carriera sempre lì per decollare, un giro di vita che ha stravinto la battaglia con i pantaloni, le donne un miraggio che raramente diventa un?oasi.Li salva il lavoro. Persino se i capi non si accorgono di loro. Troppo avanti per bucare l?attenzione. Una sensibilità vecchia di almeno 400 anni. Più di cose che è meglio non raccontare. Un peso nell?anima che solo la penna può alleggerire. In un Paese dove il verbo «scusarsi» è il passaporto per chi parla afrikaans.Griessel (e Meyer) hanno visto il prima e il dopo. Il Mandela in carcere e Nelson presidente. Non che la politica li ecciti più di tanto. Ma qualche domanda se la fanno anche loro. Senza bisogno di tirar fuori i libri di sociologia. Per spiegare il Sudafrica basta un tramonto o una sera che le stelle hanno deciso di venirti a guardare in testa. Griessel (e Meyer) camminano lenti. Un giallo non ha bisogno di correre. Gli scrittori afrikaner hanno questo di bello. Ti fanno gustare gli attimi. Perché dentro c?è il filo di tutto. Serve la pazienza di chi ha le radici in un continente che per capirlo non basta viverci. Il mondo di Griessel (e Meyer) è nebuloso. Per questo diventa affascinante. Città del Capo è un calderone dove capisci perché solo in un posto così poteva cominciare tutto.
http://archiviostorico.corriere.it/2015/agosto/17/Uno_nessuno_centomila_Sudafrica_co_0_20150817_e23b433c-44a0-11e5-9007-88a194a8f9ec.shtml