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Ma già prima di giugno

Autore: Susanna Trossero
Testata: Graphe
Data: 27 luglio 2015

Ma già prima di giugno, di Patrizia Rinaldi, è un romanzo dedicato a chi ama la letteratura, la filosofia, i racconti della memoria, le storie di donne. Grazie alla capacità di calarsi in ambientazioni e situazioni d’altri tempi, l’autrice napoletana – che ha ricevuto numerosi e meritati premi letterari – ci conduce nella memoria di Maria Antonia, donna forte, dignitosa, caparbia, la cui storia comincia poco prima della seconda guerra mondiale a Spalato. Per Maria Antonia, vivere val sempre la pena; donna disobbediente e selvatica, che perde il suo Augusto nel ’43, fucilato e forse dimenticato nelle foibe carsiche, seppur attraversando tante vite in una, resta una donna che insegue la passione in ogni sua forma, che vuole vivere e non sopravvivere.

Intervallandosi con questa voce narrante, ecco inserirsene un’altra, quella di sua figlia, che all’opposto della madre è facile alla resa, alla rassegnazione, sebbene anch’ella non sia di certo priva di forza. Con lei, Patrizia Rinaldi ci fa entrare in una stanza il cui letto è abitato giorno e notte appunto da Ena, accudita durante il suo duro periodo da inferma da una giovane slava (una frattura in una situazione già compromessa da un tumore). Ena, sebbene incuriosita, ne tollera a malapena la presenza e le cambia nome scegliendo per lei Abbadessa, perché giudica ostile quello che realmente le appartiene.

Ogni tanto la sento discutere con le piante, eppure la parola non la inganna, non la usa se non con i vegetali. Se mi travestirò da ramo forse mi saluterà. Non dice buongiorno, buonasera, arrivederci, ciao. Non dice grazie, prego, piove, fa caldo. Gli unici argomenti della sua voce sono relativi alla casa e alla malattia. È il suo modo per combattere gli sprechi. La capisco. Ma no che non la capisco. Così la tratto malino, ho una bassezza modesta, accomodante. Sono imperfetta pure nelle cattive maniere.

È una personalità ironica, tagliente, quella di Ena, che fa il conto alla rovescia perché il suo tumore le consentirà di vivere al massimo fino a giugno, e ancora non sa dell’ennesima amara sorpresa che l’ultimo capitolo della sua vita le riserva.

Due vite che si muovono in differenti epoche, l’utilizzo di forme dialettali e un sornione intercalare, due voci distinte e imponenti così naturali, vere, che pare quasi di aver davanti coloro che parlano, piuttosto che leggerne.

Una madre che ci appare giovane e assetata di emozioni, una figlia che ci si mostra vecchia e ruvida: magie della letteratura che l’autrice sa ben utilizzare.

A proposito di ciò, lei stessa in una intervista ha spiegato le motivazioni della struttura di Ma già prima di giugno:

Ho solo cercato di raccontare alcune promesse: quella economica degli anni sessanta, quella del progresso culturale e scientifico che è nato dal futurismo e che ha resistito a lungo anche dopo la sua fine e la promessa più importante che celebra la condanna delle guerre. La madre giovane vive tra danni molto gravi, ma in compagnia di queste promesse. La figlia vecchia abita le promesse non mantenute.

Suggestivi anche gli altri personaggi e gli incontri, i ritorni come quello dell’anziana Giuseppina, amica del cuore di Ena, lo zio prete, la Monaca, la portinaia, e le situazioni così ben delineate: la lotta per l’eredità, le riflessioni sui fallimenti, le amicizie e i rapporti obbligati, i progetti per riprendersi la vita, illusioni che produrranno nel tempo un bagaglio di amarezze…

Non riusciva a togliersi di dosso il fondo di ammirazione per la donna che aveva detestato al primo sguardo. Gigliola aveva invece della pelle un impermeabile di lusso e disgusto. Lei non era stata nemmeno toccata dalla vita e così vinceva sempre, anche mentre stava perdendo. Voleva essere come lei. Quindi sarebbe diventata come lei. Ora che non aveva più preoccupazioni economiche per la figlia, poteva dedicarsi al compito.

Ma già prima di giugno offre una storia originale e avvincente, con un finale che commuove.



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